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Cronaca

Minacce e violenze nell'ex Cpt, nuova condanna per don Cesare

Confermata in appello la condanna, a 5 anni e quattro mesi, per don Cesare Lodeserto, ex direttore del "Regina Pacis". Si tratta del processo in cui il sacerdote è imputato per calunnia, violenza, minacce ed estorsione

 

LECCE – Confermate in appello le condanne, già emesse in primo grado, per don Cesare Lodeserto, direttore dell’ex Cpt “Regina Pacis” di San Foca fino al marzo del 2005, data del suo arresto. Si tratta, in particolare, del processo d’appello in cui il sacerdote è imputato con altre due persone (Giuseppe Lodeserto e Natalia Vieru) per i reati di calunnia, violenza, minacce ed estorsione nei confronti di alcune donne rumene e moldave, già ospiti del Centro. Nell’ambito della stessa inchiesta, l’undici marzo del 2005, Cesare Lodeserto fu arrestato a Mantova con l’accusa di violenza privata e sequestro di persona. Il processo di primo grado, celebrato con rito abbreviato, si è concluso il 26 settembre 2007 con una condanna a 5 anni e 4 mesi e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Per gli altri due imputati, Giuseppe Lodeserto e Natalia Vieru, le pene sono di 3 anni e 2 mesi e2 anni e 8 mesi. Lo stesso procuratore generale, Giuseppe Vignola, aveva chiesto la conferma delle condanne. L asentenza è stata emessa in serata dai giudici della Corte d'appello: Vincenzo Scardia, Eva Toscani e Cinzia Vergine.

Nel clima di terrore che, secondo i testimoni e le parti offese si respirava all'interno del centro, chiunque osava opporsi andava colpito. E' il caso del dottor Refolo, uno dei medici in servizio al Cpt, pronto a testimoniare sulle presunte colpe di don Cesare, che avrebbe cercato pertanto di convincere un'ospite della struttura, Valeria Campeanu, con cui il medico aveva una relazione, ad accusare il suo compagno di violenza sessuale. Un'accusa da cui l'ex direttore è stato assolto perché il fatto non sussiste.

Don Cesare Lodeserto in tribunale-4Condannato invece, nell'ambito della stessa vicenda, Armando Mara, uno degli uomini di fiducia di don Cesare, che avrebbe minacciato il dottor Refolo dicendogli: “Te la facciamo pagare, noi ti diamo fuoco alla casa”. Vi è poi la condanna per calunnia nei confronti dell'ufficiale dei carabinieri Elio Dell'Anna, falsamente accusato dal sacerdote, per il gup, di concussione. Accuse che don Cesare avrebbe riferito all'allora comandante provinciale Luigi Robusto.

Uno degli aspetti principali della vicenda giudiziaria riguarda “il rapporto di lavoro a nero delle ospiti con il mobilificio Soft Style di Pino Quarta a Novoli”. Un lavoro spesso estenuante per otto o nove ore al giorno, dal lunedì al sabato, per cui le immigrate ricevevano un compenso giornaliero di 25 euro. Per chi si ribellava o si rifiutava di recarsi al lavoro, magari perché non in condizione di farlo, scattavano le minacce e le offese, fino ad arrivare ad impedire di uscire da Regina Pacis, anche per lunghi periodi, sequestrando i passaporti e stracciando i permessi di soggiorno.

Difficilmente, però, il sacerdote potrà scontare la pena (qualora divenga definitiva): dal 2007, infatti, vive in Moldavia, dove ha ottenuto la cittadinanza “per meriti straordinari acquisiti nel settore sociale” ed è stato nominato vicario della diocesi di Chişinăuè.

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