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Cronaca

Morì dopo il violento impatto con il guardrail, prosciolti i tre dipendenti Anas

Tre dipendenti dell'Anas sono stati prosciolti dall'accusa di omicidio colposo (per colpa consistita in negligenza, imprudenza e imperizia), per la morte di Antonio Ciardo, il 32enne di Corsano deceduto in un tragico incidente avvenuto il 12 settembre 2012 sulla strada statale 275

LECCE – Sono stati prosciolti dal gup Antonia Martalò i tre dipendenti dell’Anas accusati di omicidio colposo (per colpa consistita in negligenza, imprudenza e imperizia), per la morte di Antonio Ciardo, un uomo di 32 anni, originario di Corsano, deceduto in un tragico incidente avvenuto il 12 settembre 2012 sulla strada statale 275 (che congiunge Maglie a Leuca), all'altezza dello svincolo per Muro Leccese. L'impatto contro il guardrail, poco prima delle 4 del mattino, gli costò la vita.

La vittima, un militare che prestava servizio presso l'ufficio circondariale marittimo di Otranto, come sottocapo di seconda classe della Marina militare, viaggiava a bordo della sua Fiat Punto, in direzione sud, quando finì contro la barriera che funge da spartitraffico, suddividendo il senso di marcia in quattro corsie. Il guardrail si piegò per cinque metri e penetrò nell’abitacolo, provocando profonde ferite che causarono il decesso.

Il pubblico ministero Donatina Buffelli aveva chiesto il rinvio a giudizio dell’ingegnere Simona Masciullo, 37enne di Bari, direttore del centro di manutenzione; di Giuseppe Marzano, 46enne di Parabita, geometra capo nucleo manutenzione; e di Antonio Franco, 61enne di Caprarica, capo cantoniere. I tre, secondo l’ipotesi accusatoria, avrebbero omesso di considerare l’inidoneità tecnica della barriera spartitraffico, che avrebbe dovuto limitare gli effetti d’urto del veicolo. Il guardrail presente sul tratto di strada, ad alta percorrenza, secondo quanto contestato dal pubblico ministero, era vetusto e non aveva mai subito interventi di adeguamento, risultando pertanto pericoloso.

Inoltre, i tre funzionari dell’Anas non avrebbero ottemperato a quanto disposto nel Decreto ministeriale n. 2367 del 2004 “sull’aggiornamento delle istruzioni tecniche per la progettazione, l’omologazione e l’impiego delle barriere stradali di sicurezza e le prescrizioni tecniche per le prove delle barriere di sicurezza”. Una contestazione basata sul presupposto che “l’installazione di un attenuatore di urto (del tipo a panettone, zavorrato e vincolato, o comunque del tipo elastico omologato) anteriormente alla barriera, sarebbe stato in grado, con tasso di elevata probabilità scientifica”, di assorbire l’urto, evitando che le punte in acciaio si inserissero nell’abitacolo.

Una tesi, quella accusatoria, confutata dalla difesa dei tre imputati, assistiti dagli avvocati Silvio Verri, Luigi Suez e Alessandro De Matteis, che nelle loro discussioni hanno evidenziato, attraverso riscontri tecnici e prove documentali, il corretto operato dei loro assistiti. I famigliari della vittima si erano costituiti parte civile con l’avvocato Luciano De Francesco. Si tratta di una sentenza molto importante sotto il profilo della giurisprudenza.

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