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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Morì dopo un intervento chirurgico, rinviato a giudizio cardiochirurgo

Si aprirà il prossimo 22 maggio, dinanzi ai giudici della prima sezione del Tribunale di Lecce, il processo a Giampiero Esposito, il medico leccese di 53 anni accusato di omicidio colposo per aver causato la morte di un paziente

LECCE – Si aprirà il prossimo 22 maggio, dinanzi ai giudici della prima sezione penale del Tribunale di Lecce, il processo a Giampiero Esposito, il medico leccese di 53 anni (ex primario di cardiochirurgia presso la casa di cura Città di Lecce Hospital) accusato di omicidio colposo derivante da “negligenza, imperizia e imprudenza”, per aver causato la morte di un paziente: Ulderico Lopalco, di 75 anni. A disporre il rinvio a giudizio dell’imputato il gup del Tribunale di Lecce Nicola Lariccia, al termine dell’udienza preliminare che si è tenuta questa mattina. Prosciolti, invece, per non aver commesso il fatto, gli altri otto medici per cui la pubblica accusa aveva chiesto il rinvio a giudizio.

Lopalco, affetto da “aneurisma dell’aorta addominale sottorenale”, sarebbe stato sottoposto, secondo l’ipotesi accusatoria, a un intervento chirurgico di “aneurismectomia in assenza dei requisiti minimi unanimemente accolti dalla comunità scientifica”. Un intervento che sarebbe stato consigliato proprio dall’imputato. A seguito di gravi complicanze il 75enne fu sottoposto, il giorno successivo (4 agosto 2009), a un nuovo intervento per “rilevata ischemia acuta dell’arto sinistro”. Il quadro clinico dell’uomo continuò però a peggiorare e al paziente fu asportata parte della gamba sinistra. L’ultimo intervento di laparotomia esplorativa fu eseguito il 6 agosto, evidenziando una diffusa ischemia di tutto l’intestino. Le condizioni di Lopalco continuarono a peggiorare sino alla mattina del 7 agosto 2009, quando sopraggiunse il decesso.

A dare avvio all’inchiesta fu la denuncia dei familiari dell’uomo. Nel registro degli indagati furono iscritti, oltre ai nomi di Giampiero Esposito, quelli dei medici dell’equipe che aveva eseguito il primo intervento chirurgico e i successivi. Il gup non ha però ritenuto che vi fossero profili di colpa a loro carico ma solo nei confronti del cardiochirurgo che aveva deciso di sottoporre all’intervento il paziente. Sarà ora un collegio di giudici a stabilire se quell’intervento era necessario o meno e se, in ogni modo, il 75enne si sarebbe potuto salvare.

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