rotate-mobile
Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Nardò

Morì in cella senza essere ricoverato Una sola condanna per caso Durante

Una sentenza che non soddisfa certo il desiderio di giustizia e verità di una famiglia, quella emessa oggi per il decesso del detenuto neretino, avvenuta a soli 34 anni nel carcere di Trani, il 31 dicembre del 2011. Altri quattro medici sono stati assolti dall'accusa di omicidio colposo

TRANI – Una sentenza che non soddisfa certo il desiderio di giustizia e verità di una famiglia, quella emessa oggi per la morte di Gregorio Durante, neretino, avvenuta a soli 34 anni nel carcere della città della Bat, il 31 dicembre del 2011.

Il gup del tribunale di Trani, Luca Buonvino, nel processo con rito abbreviato, ha infatti condannato a quattro mesi di reclusione per omicidio colposo il direttore sanitario dell’istituto di pena, Francesco Monterisi, assolvendo gli altri quatto medici imputati per non aver commesso il fatto. Si tratta di Gioacchino Soldano, Michele De Pinto, Francesco Russo e Giuseppe Storelli.

Il pm Michele Ruggiero aveva contestato ai medici di non aver fatto ricoverare l’uomo nel momento in cui le sue condizioni di salute si erano aggravate, ma aveva anche formulato un’imputazione diversa e più grave, quella di abbandono d’incapace. L’autopsia fu eseguita il 3 gennaio del 2012 con consulenti nominati dalla Procura (i professori Biagio Solarino, Roberto Catanisi e Roberto Gagliano Candela) e di parte (il medico legale Vincenzo Garzya e il professor Luigi Specchio). Gli esami istologici e tossicologici dimostrarono una broncopolmonite e un’intossicazione di Fenobarbital. Sul corpo non erano presenti ecchimosi o ematomi dovuti a traumi o costrizione.

Gregoio Durante, figlio di Pippi, l’uomo che nel 1984 uccise l’assessore del Comune di Nardò, Renata Fonte, nel carcere di Trani vi era arrivato nell'aprile precedente, dopo essere stato trasferito dalla casa circondariale di Bari per l'eccessivo sovraffollamento. Soffriva di crisi epilettiche associate a crisi psicomotorie a causa di un’encefalite contratta nel 1995, quando aveva 17 anni. Una malattia tenuta sotto controllo negli anni grazie ad una terapia adeguata che, però, era stata bruscamente interrotta una volta entrato nel carcere di Trani.

Il 34enne era detenuto dal 7 novembre 2009 a seguito di condanna a sei anni di reclusione per lesioni e violenza privata, per uno schiaffo che, mentre era in regime di sorveglianza, aveva dato a un ragazzo, durante un diverbio avuto perché il giovane stava per far cadere per le scale, con uno sgambetto, la compagna di Durante, Virginia, all'epoca incinta.

Fa la stessa vedova a puntare il dito contro i medici dell’istituto di pena del nord barese: “Da quando è entrato nel carcere di Trani – raccontò all’epoca – gli hanno sospeso la somministrazione di un medicinale vitale, il Tolec, prescritto dal neuropsichiatra Luigi Specchio degli Ospedali riuniti di Foggia”.

Gregorio2-2Il 10 dicembre il 34enne avrebbe avuto una crisi epilettica, tanto da disporre il trasferimento nel reparto di psichiatria a Bisceglie, dove fu dimesso tre giorni dopo. Il 27 dicembre l’uomo, su richiesta dei familiari, fu visitato in carcere dal professor Specchio, che prescrisse un ricovero immediato: un’istanza che fu inviata con urgenza al magistrato di sorveglianza e al direttore del carcere e che, però, a quanto pare, non trovò risposta. “Mio marito – disse la signora Virginia –per quelli del carcere simulava”.

Nei giorni scorsi si erano espressi anche i movimenti politici Casapound e Andare oltre, esibendo uno striscione in via Rubichi, a Nardò, cui si chiedeva “Verità e giustizia per Gregorio Durante”. Il loro auspicio: “Non doversi trovare di fronte a un nuovo caso Cucchi”.

“Gregorio era malato, soffriva di crisi epilettiche e necessitava dell’assunzione giornaliera di due farmaci” – aveva rimarcato Pippi Mellone, consigliere comunale di Andare oltre, il quale aveva seguito il caso fin dalle prime battute coinvolgendo anche gli onorevoli del Partito Radicale, Rita Bernardini e Sergio D’Elia. “Uno dei farmaci prescritti a Gregorio non era disponibile nel carcere di Trani e, a quanto è dato sapere, l’amministrazione non si sarebbe mai adoperata per procurarlo”, aveva ricordato ancora Pierpaolo Giuri, referente locale di Cpi. “Dopo diverse crisi e un ricovero la situazione è precipitata: Gregorio Durante, accusato di simulare i malori, non venne curato adeguatamente ed anzi fu messo in regime di isolamento dove, la notte di capodanno del 2011, morì in circostanze ancora da chiarire”.

La compagna Virginia era parte civile con i figli minorenni. Stabilito un risarcimento da quantificare in sede civile. Sulla sentenza, però, che l'ha fortemente contrariata, sarà proposto appello. 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Morì in cella senza essere ricoverato Una sola condanna per caso Durante

LeccePrima è in caricamento