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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

Nessun abuso sul caso brevetti, assoluzione anche in appello per l’ex rettore

Il fatto non sussiste. E Domenico Laforgia commenta: “Incubo finito, perseguitato un innocente che è stato avverso al sistema”

LECCE – Due assoluzioni, dopo oltre sei anni di calvario giudiziario, per ribadire che il fatto non sussiste. Nuova assoluzione piena per l’ex rettore dell’Università del Salento, Domenico Laforgia, anche nel giudizio di appello che ha quindi confermato l’intendimento della sentenza di primo grado nell’inchiesta avviata dalla procura nel 2012. Inchiesta nell’ambito della quale Laforgia era stato accusato di abuso d’ufficio per la vicenda che riguardava i brevetti e per un presunto conflitto di interessi ipotizzato nei confronti dell’ex rettore. Già nel giudizio con rito abbreviato, concluso nell’aprile del 2016, Laforgia (assistito dagli avvocati Michele Laforgia e Viola Messa), era stato assolto da ogni accusa “perchè il fatto non sussiste” dal gup Antonia Martalò. Ora la sentenza nel secondo grado di giudizio della Corte d’Appello di Lecce che ha confermato quell’assoluzione rimarcando la condotta del tutto trasparente e legittima dell’ingegnere di origini baresi.  

Il commento dell'ex rettore

“Ho atteso con grande serenità e accolto con gioia la sentenza d’appello che riconferma quella di primo grado. Assolto perché il fatto non sussiste. Sei anni e quintali di carta per accertare che le accuse erano prive di fondamento” il commento liberatorio dell’ex rettore, “e alla luce di questa sentenza spero che coloro i quali hanno scritto la sceneggiatura di questa commedia riflettano sul significato di verità e giustizia, ma soprattutto su quello di onestà intellettuale. Anzi, credo che dovremmo farlo un po’ tutti” aggiunge Laforgia, “chiederci come sia possibile perseguire per sei anni una persona innocente soltanto perché avversa al sistema. È un interrogativo che la società civile dovrebbe porsi. Per quanto mi riguarda continuerò a vivere come ho sempre fatto, alla luce del sole, dicendo quello che sento, accogliendo le conseguenze del mio agire con la tranquillità di chi non ha scheletri nell’armadio”.

Due gli episodi sotto la lente

Due, in particolare, gli episodi che con l’avvio dell’inchiesta erano finiti sotto la lente della magistratura, ovvero le valutazioni su due brevetti: il primo sulle celle di Graetzel con sistema di ricambio continuo del colorante organico e dell'elettrolita e il secondo sul concentratore solare termodinamico basato sull'utilizzo dei nano fluidi, per poco meno di 13mila euro. Laforgia, secondo quanto aveva ipotizzato l’accusa, avrebbe dovuto astenersi al momento del voto del consiglio d’amministrazione dell’Ateneo salentino sull’affidamento delle consulenze sui brevetti richieste dall’Università del Salento all’Agenzia regionale, a favore dello studio “Laforgia, Bruni and partners”, amministrato dal figlio e di cui all’epoca sarebbe stato socio lo stesso rettore. Inoltre, in uno dei progetti l’accusa rileva la firma dello stesso ingegnere Laforgia. Da qui il presunto conflitto di interessi da cui sono scaturite le accuse e l’ipotesi di reato di abuso di ufficio. Accuse che l’ex rettore ha sempre respinto e che ora dopo sei anni e due sentenze di primo e secondo grado sono del tutto decadute.

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