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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Nessuna tentata estorsione nei confronti del dipendente, assoluzione piena

A giudizio era finito la responsabile dell'ufficio del personale di una società, accusato di aver condizionato un lavoratore

LECCE – Si è chiusa con un’assoluzione piena, perché il fatto non sussiste, la complessa vicenda giudiziaria che vedeva imputata la responsabile dell'ufficio del personale di una società, accusata di tentata estorsione. Il legale della donna, l’avvocato Sergio Annesi, ha dimostrato l’assoluta estraneità della sua assistita ai fatti contestati. Una tesi accolta in pieno dal giudice monocratico Sergio Tosi, che ha assolto l’imputata.

I fatti risalgono all'estate del 2012, quando A.S. (la parte offesa) è stato assunto, dopo un colloquio con l’imputata, come lavoratore stagionale con mansione di cameriere all'interno di un villaggio-camping a Pescoluse. Il lavoratore, dopo aver riscosso regolarmente gli stipendi di giugno e luglio, non ha ricevuto quello di agosto, i compensi di fine rapporto, le ferie non godute, e i ratei di 13esima e 14esima. Oltre alla mancata retribuzione il lavoratore ha rivendicato di aver svolto un altro tipo di mansione, cioè quella di "responsabile di sala" e ha chiesto il pagamento di 11mila e 600 euro. Per questo è stato convocato presso lo studio di un consulente del lavoro della società, alla presenza dell’imputata e del rappresentante sindacale. La responsabile dell'ufficio del personale ha proprosto di chiudere la controversia pagando, per conto della società, la somma di mille e 531 euro, previa sottoscrizione di liberatoria da parte di A.S..

La vicenda è approdata dinanzi al giudice del Lavoro di Lecce, per concludersi poi un accordo per una somma di 2mila e 500 euro. Il caso è sfociato però nel penale dopo che il giudice del Lavoro, sulla base del ricorso in cui si evidenziava un presunto condizionamento sull'accoglimento della prima proposta, h atrasmesso la notizia di reato alla Procura della Repubblica di Lecce ravvisando gli estremi della tentata estorsione.

Il giudice Tosi, dopo aver ascoltato la persona offesa e la sindacalista (teste della difesa) ha ritenuto che non vi è stata minaccia alcuna da parte della donna, la quale in sede di pagamento delle spettanze non ha per nulla intimorito il dipendente, il quale era libero di definire in via stragiudiziale le proprie rivendicazioni oppure avviando una causa civile dinanzi al giudice del Lavoro, così come avvenuto.

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