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Cronaca

Notte all'addiaccio per gli "schiavi" del fotovoltaico

Quaranta immigrati hanno dormito sotto la prefettura. Poco dopo le dieci rimosso il presidio mentre è in corso un nuovo incontro. La situazione resta precaria e i commercianti della zona protestano

LECCE - Alle sei e mezzo non fa freddo. Per circa quaranta immigrati, di varia nazionalità, che ieri hanno deciso di mantenere il presidio sotto la prefettura ben oltre il termine del vertice convocato per la mattinata, la notte è stata clemente. Con loro un sindacalista delle Cgil, arrivato prima dell'alba per timore di uno sgombero, un ragazzo di Lecce e un randagio che ha preferito unirsi all'insolita compagnia. Tutto intorno, Lecce dorme e per prendere un caffè da quelle parti bisogna attendere le sette e mezzo.

Coperte distese per terra, un tappeto, teli di dubbia consistenza: c'è chi dorme completamente avvolto. Ogni ora che passa lo scandalo dei "nuovi schiavi" del fotovoltaico acquista una dimensione che va ben oltre la vertenza sindacale. Di positivo, da ieri, c'è che un Fondo internazionale di investimento ha assunto l'impegno - previa verifica delle singole situazioni - di dare a ciascuno di questi ragazzi quanto spetta loro per almeno tre mesi di lavoro non retribuito, in condizioni estreme (https://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=26766). Dopodomani, nel vertice di Confindustria si proverà a fare un ulteriore passo avanti verso la normalizzazione dell'emergenza.

I lavoratori, in queste ore, stanno discutendo su cosa fare e non c'è unanimità di vedute: qualcuno pensa anche di andare avanti ad oltranza ma l'impressione è che il presidio possa essere sciolto per darsi appuntamento a giovedì. Di certo c'è che gli immigrati vogliono impegni precisi, sapere da chi e quando saranno pagati. Sono diffidenti, dicono di non aver mai visto un sindacalista sui cantieri, né a Collepasso, né a Galatina, né alle porte di Lecce e nemmeno nel brindisino. Uno di loro ci mostra una foto fatta con il cellulare, che risale al pieno inverno: senza protezioni, abbigliamento leggerissimo per la stazione, pozzanghere tutt'intorno.

Gli aspetti (dis)umani di questa vicenda sono noti: venuti prepotentemente a galla negli ultimi giorni, dipingono i contorni di uno scenario maledettamente sempre uguale a se stesso. Un business, un sistema di scatole cinesi, una catena di subappalti, condizioni di lavoro ben al di sotto dei limiti tollerabili in un paese civile. Su tutto ciò si attende una parola di chiarezza già tra 48 ore perché quando i due rappresentanti del fondo "Gsf" si sono presentati palesando le loro "buone intenzioni", più di qualcuno, attorno al tavolo, ha compreso che la situazione è totalmente fuori controllo.

Poco prima delle otto, intanto, si formano i primi ingorghi su viale De Pietro e via Garibaldi, complici anche i lavori per la rotatoria. E' forse un'inconsapevole prova generale del piano traffico, ma questo gli immigrati sicuramente non lo sanno.


Rimosso il presidio: in corso nuovo vertice con i sindacati

Poco dopo le dieci i manifestanti hanno liberato la strada: le pressioni di alcuni commercianti della zona e il contestuale svolgimento di un nuovo vertice in prefettura con le sigle sindacali hanno convinto gli immigrati a fare un passo indietro. Restano però vigili e attendono la fine della riunione pronti eventualmente a ritornare per strada. Di certo è aumentata considerevolmente la presenza delle forze dell'ordine. Anche il sindaco, Paolo Perrone, ha cercato di mediare e per il momento il compromesso è stato trovato. Davanti alla richiesta di vitto e alloggio temporaneo, fino alla corresponsione di quanto dovuto agli immigrati che si trovano in gravi difficoltà economiche, le istituzioni però continuano a fare spallucce.

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