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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Nuovo sequestro per il Castello di Oria. Indagati anche funzionari leccesi

Presunti abusi edilizi, i militari del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Brindisi hanno eseguito stamattina un provvedimento di sequestro preventivo. Fra gli indagati anche ingegneri della Soprintendenza

ORIA – Il castello svevo di Oria torna sotto i riflettori. I militari del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Brindisi, infatti, hanno eseguito stamattina un provvedimento di sequestro preventivo disposto dal gip del Tribunale di Brindisi, Paola Liaci, su richiesta del pm Antonio Costantini. La notizia è riportata dall’Ansa. L'indagine riguarda presunti abusi edilizi e vede coinvolti, nelle indagini, i due proprietari e altre quattro persone, tra cui tre pubblici ufficiali e il dirigente dei lavori di restauro dell'immobile.

La vicenda era già balzata alle cronache nel 2011, quando l’imponente simbolo della città fu sottoposto a sequestro probatorio.  Risale al maggio 2012 il dissequestro, con restituzione alla “Borgo Ducale Srl”, la società proprietaria, di Isabella Caliandro e Giuseppe Romanin.

Fra gli indagati – riporta l’Ansa - vi sono l'ex dirigente dell'ufficio tecnico comunale di Oria, Sergio Incalza, il direttore dei lavori di restauro, Severino Orsan, il dirigente ad interim della soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici, Salvatore Buonomo, e i funzionari della stessa soprintendenza Attilio Maurano e i leccesi Antonio Bramato e Giovanna Cacudi.

Secondo le ipotesi d'accusa sarebbero state eseguite opere, anche dopo il dissequestro, difformi rispetto alle autorizzazioni fornite dalla Soprintendenza, rendendo concreto il pericolo di reiterazione del reato.

Il progetto di restauro – prosegue la nota dell’Ansa - avrebbe compromesso in maniera significativa e permanente il manufatto storico e sarebbe stato realizzato “con la compiacenza di pubblici funzionari appartenenti non solo all'organigramma comunale, ma anche alle dipendenze delle articolazioni locali del Ministero per i Beni e le Attività Culturali”.

Le indagini avrebbero riscontrato il rilascio di pareri, permessi di costruire, certificati di agibilità e di collaudo, palesemente illegittimi, determinanti per fornire all'operazione una facciata di legalità, e finalizzati anche all'avvio di un procedimento volto all'ottenimento di un finanziamento ministeriale, di 3 milioni di euro, a parziale ristoro delle somme impiegate per l'effettuazione dei lavori.
 

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