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Cronaca Lizzanello

Offese “diffamatorie” sui social network, Pedone presenta un esposto in Procura

Dopo l’ennesimo post corredato da commenti e frasi ritenute offensive il sindaco di Lizzanello ha presentato una querela

LIZZANELLO - La pazienza e la tolleranza istituzionale contro gli attacchi e le offese denigratorie veicolate sulla pagine dei social network hanno raggiunto il limite e il sindaco di Lizzanello, Fulvio Pedone, controbatte a muso duro con una denuncia-querela presentata nelle scorse ore presso la Procura di Lecce. Dopo uno degli ultimi post pubblicati su una pagina facebook, che richiama alle origini della comunità di Lizzanello,  ritenuto altamente diffamatorio e offensivo da parte del primo cittadino, ora la vicenda è approdata sui tavoli della magistratura in quanto gli amministratori locali non intendono più tollerare atteggiamenti e frasi anche potenzialmente lesive della onorabilità personale e delle istituzioni che rappresentano.

L’ultima goccia che ha fatto traboccare un vaso sicuramente già colmo è quella legata alla pubblicazione di un post del 28 settembre scorso sul profilo citato nel corpo dell’esposto sul quale era stata ripresa la foto dell’inaugurazione della palestra della scuola media di Merine nella quale erano presenti il sindaco, con la fascia tricolore, e altri amministratori locali, tra cui il presidente dell’assise Antonio Russo, gli assessori Noemi Calogiuri, Annalisa De Fabrizio e Costantino Giovannico e la consigliera comunale Paola Buttazzo.

I contenuti di quel post, generato da un utente, è stato valutato alquanto diffamatorio e offensivo dal sindaco Pedone che ha inteso denunciare tutto alla Procura invocando la condanna per l’autore o autrice dello stesso, ma anche di tutti coloro che con ugual scopo denigratorio nei confronti dei rappresentanti istituzionali lo hanno poi commentato e condiviso. “In tale pubblicazione il titolare del profilo” spiega nell’esposto il sindaco di Lizzanello, “ha espresso affermazioni dal contenuto chiaramente falso e offensivo della reputazione e dell’onore dei rappresentanti istituzionali presenti nella foto e dell’intera amministrazione comunale. Non ve dubbio infatti” chiarisce ancora Pedone “che le espressioni riportate ‘L’ennesimo invito a mangiare sulle nostre spalle’ e ‘Viva Lizzanello e i suoi 40 ladroni’ dichiarati nel post in cui è inserita la foto con i rappresentanti comunali, è una grave offesa rivolta agli stessi”. Altrettanto gravi, secondo le valutazioni del primo cittadino, anche le conseguenze che tali commenti hanno generato a corredo, con decine di “mi piace” e ulteriori commenti, in aggiunta al post originario, che avrebbero alimentato a suo dire la condivisione del carattere offensivo e denigratorio.

“E’ evidente il dolo degli agenti, che utilizzano facebook con il preciso intento di offendere l’onore e la reputazione del sindaco di Lizzanello e dei rappresentanti politici rappresentanti nella foto estrapolata dal profilo social del Comune” ammonisce Pedone che non nasconde il suo disappunto. Da qui la formale denuncia-querela nei confronti di tutti coloro “che si sono resi responsabili della realizzazione e della diffusione delle dichiarazioni diffamatorie a mezzo facebook”  chiedendo  che gli stessi “vengano condannati per  il reato di diffamazione aggravata con riserva di costituirsi parte civile nel relativo procedimento penale”. L’azione intrapresa dal primo cittadino di Lizzanello ha anche e soprattutto l’obiettivo di moralizzare e calmierare la contrapposizione dialettica e politica esasperata soprattutto dalla cassa di risonanza dei social.

“Troppo spesso le istituzioni vengono prese di mira da insulti gratuiti e gravemente offensivi, i cui contenuti falsi ed in violazione dei limiti della continenza e della pertinenza rappresentano solo fango sulle persone e sull’altrui reputazione” denuncia Pedone, “tutto questo non può esser, anzi non deve essere consentito. Tollerare simili comportamenti, tra l’altro, per un sindaco significherebbe non avere rispetto dell’istituzione che egli stesso rappresenta e significherebbe legittimare gli insulti, le calunnie e le offese. Per vero si leggono anche espressioni che rientrano nel diritto di critica e offrono spunti di confronto tra le parti politiche” conclude il sindaco, “ma fra queste si insinuano pericolosamente gli insulti, le offese diffamanti. Queste condotte criminose vanno punite perché oltre ad inquinare il contesto democratico, se non punite, legittimano e amplificano il grave, attualissimo e purtroppo in crescita fenomeno della diffamazione su internet”.

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