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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Patù

Omicidio di Ruffano: dopo la condanna definitiva finisce in carcere Valentini

Il 34enne, che si trovava ai domiciliari, è stato trasferito in carcere a Lecce. Dovrà scontare oltre 22 anni di reclusione

LECCE – Si sono aperte le porte del carcere per Michele Espedito Valentini, il 34enne di Supersano condannato per l’omicidio di Roberto Romano e del ferimento di Dario Traversa, avvenuti il 24 marzo 2012. L’uomo, che si trovava ai domiciliari, è stato arrestato questa mattina a Patù dai carabinieri di Castrignano del Capo e condotto nel carcere di Lecce, dove dovrà scontare oltre 22 anni di carcere

Valentini fu fermato alcuni giorni dopo l’omicidio, quando si consegnò ai carabinieri di Maglie, dove ad attenderlo c’era il suo legale, l’avvocato Mario Coppola. Nei suoi confronti il gip Carlo Cazzella aveva emesso, il 31 marzo 2011, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il 27enne era irreperibile da una decina di giorni. Il 27enne spiegò ai magistrati di aver intrapreso, già da un po’ di tempo, una relazione con la moglie della vittima. Relazione di cui probabilmente Romano aveva saputo, anche perché aveva notato Valentini aggirarsi, il giorno dell’omicidio, nei pressi della sua abitazione. Nel pomeriggio Roberto Romano si sarebbe recato a casa del suo rivale invitandolo a casa per un chiarimento. “Non doveva succedere – affermò il 27enne –, è stata una tragedia”.

I sospetti dei carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Lecce, guidati allora dal capitano Biagio Marro, si indirizzarono quasi subito su Valentini. Nonostante la complessità della vicenda e il contesto di silenzi e connivenze in cui il grave fatto di sangue si è consumato, sono bastate meno di 24 ore, infatti, per tracciare un profilo del presunto assassino e del possibile movente. La ricostruzione dei fatti è partita dall'analisi della scena del crimine, che ha permesso di ipotizzare una conoscenza e una frequentazione del killer con Romano e Traversa, tale da giustificare l'ingresso in casa. Da qui, la minuziosa indagine dei militari, che hanno riscontrato notevoli difficoltà a causa della reticenza di diversi residenti nella zona a esporsi. Indagini serrate e articolate che hanno trovato riscontro negli inquirenti e che hanno poi portato alla condanna.

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