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Cronaca Gallipoli

Omicidio Padovano: il killer ha agito a volto scoperto?

Si delineano i primi scenari investigativi sui quali gli inquirenti stanno lavorando a ritmo serrato. Forse l'efferato assassinio è maturato in ambienti situati più a Nord del versante jonico

Si delineano i primi scenari investigativi sui quali gli inquirenti stanno lavorando a ritmo serrato per risalire ai mandanti e agli esecutori materiali dell'omicidio di Salvatore Padovano. La pista più battuta conduce ad un regolamento di conti per il controllo dei traffici illeciti lungo il versante jonico. Una faida "interna" che sarebbe riconducibile alla mala locale, nonostante i Padovano avessero contatti e amicizie anche fuori provincia, con alleanze importanti intrecciate nel passato con gruppi brindisini e tarantini.

Il commando di fuoco, sabato mattina, sarebbe giunto dopo aver studiato le abitudini di "Nino Bomba" e il sicario, secondo gli ultimi risvolti investigativi, avrebbe agito pesino con il volto scoperto. Probabilmente, ormai svigorito in un ruolo di primo piano in determinati settori, un gruppo emergente giunto da fuori Gallipoli, avrebbe deciso di eliminare un personaggio, ritenuto comunque sempre scomodo nel nuovo scacchiere criminale. Per gli inquirenti, la decisione di eliminare Padovano sarebbe giunta non dal Sud Salento, ma dall'area nord del versante jonico.

In mattinata un'ampia informativa è confluita sul tavolo del coordinatore dei sostituti procuratori antimafia Cataldo Motta redatta dai carabinieri della compagnia di Gallipoli, sarebbero stati ascoltati informatori di spessore, vicini a Padovano, che avrebbero fornito importanti spunti investigativi sui quali lavorare. Pare, infine, che Padovano negli ultimi periodi abbia voluto impegnarsi nella realizzazione di un'agenzia di intermediazione.

E intanto, da Roma, sul "caso Padovano", è giunta una dichiarazione congiunta del senatore Alberto Maritati e dei deputati Teresa Bellanova e Lorenzio Ria. "Abbiamo il dovere di chiederci - scrivono - se il feroce crudele assassinio di Salvatore Padovano, con modalità tipicamente mafiose, rappresenti l'esplosione di una mina che vagava nel nostro Salento, forse non da poco tempo. La vittima, già condannato per reati di criminalità organizzata, aveva raggiunto una certa notorietà anche perché aveva dichiarato di aver interrotto il suo percorso di vita criminale, ed aveva scritto un libro sulla sua passata esperienza, ottenendo discreto ascolto ed interesse, forse più da parte degli organi di stampa che da parte dell'opinione pubblica".

"L'omicidio è sotto i microscopi e le analisi di rito da parte degli inquirenti i quali certamente ci daranno in tempi apprezzabili una versione giudiziale - proseguono Maritati, Bellanova e Ria -, secondo le loro competenze e specializzazioni. E' anche per questo che siamo particolarmente vicini alle forze dell'ordine e alla magistratura cui non solo offriamo piena solidarietà ma esprimiamo ogni sostegno possibile. Non possiamo però tacere le nostre forti preoccupazioni per i significati di questo assassinio. Eravamo tutti convinti che l'eccezionale impegno della magistratura e delle forze dell'ordine avesse determinato la sconfitta definitiva della criminalità organizzata, un cancro che aveva attaccato la comunità salentina. Temiamo che non sia così. Temiamo che - concludono -, soddisfatti della vittoria giudiziaria, si sia abbassata la guardia dal punto di vista sociale, culturale, economico, politico".

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