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Cronaca

Omicidio Renda, i tre imputati irreperibili a conoscenza del processo

La loro posizione rischiava di essere stralciata. Il bancario leccese morì in una cella in Messico, abbandonato senza acqua e cibo. La vicenda è molto complessa, ma la battaglia continua

LECCE – C’è un nuovo importante sviluppo nel processo per l’omicidio di Simone Renda, il bancario leccese di 34 anni deceduto il 3 marzo del 2007, mentre si trovava in vacanza in Messico. La pubblica accusa, infatti, ha depositato alcuni documenti in spagnolo in cui si attesta che i tre imputati allo stato irreperibili, sono stati informati e sono a conoscenza del fatto che in Italia pende un processo a loro carico.

La loro posizione rischiava di essere stralciata dopo che da parte dell’autorità messicane le ricerche erano risultate incredibilmente vane. I documenti saranno ora tradotti da un consulente entro prossima udienza del 30 giugno. Per gli altri cinque vi è un documento che attesta l’avvenuta notifica.

Otto dunque gli imputati dinanzi ai giudici della Corte d’Assise, tutti cittadini messicani. Il giudice qualificatore Hermilla Valero Gonzalez; Cruz Gomez (responsabile dell’ufficio ricezione del carcere); Enrique Sánchez Nájera (guardia carceraria); Pedro May Balam, vicedirettore del carcere; Francisco Javier Frias e Jose Alfredo Gomez, agenti della polizia turistica del municipio di Playa del Carmen; Arceno Parra Cano, vicedirettore del carcere; e Luis Alberto Landeros, guardia carceraria. Le ipotesi di reato nei loro confronti sono di omicidio e violazione dell’articolo 1 della Convenzione Onu contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti.

Si tratta di un processo complesso sotto il profilo giuridico e dei trattati. Nel 2010 la Corte messicana ha condannato a 3 anni di reclusione, per i reati di omicidio colposo e abuso di potere, Hermila Valero Gonzalez (una pena commutata in una multa di 9mila pesos). Cruz Gomez (responsabile dell’ufficio ricezione del carcere) e Enrique Sánchez Nájera (guardia carceraria), sono stati condannati a 2 anni e 10 mesi (commutabili in 8mila pesos di multa). Prosciolto, invece, Pedro May Balam, vicedirettore del carcere.

Per questo avevano sollevato il principio del “ne bis in idem”, che ha trovato la precisa e puntuale opposizione dei legali di parte civile, gli avvocati Pasquale e Giuseppe Corleto, e Fabio Valenti, che hanno confutato in una dettagliata e articolata memoria depositata qualche giorno addietro presso la cancelleria della Corte d’Assise di Lecce. L’avvocato Corleto, decano dei penalisti salentini, aveva evidenziato che per quattro degli imputati il principio non può essere sollevato, poiché non son mai stati giudicati, mentre per gli altri quattro “non ha motivo di esistere in mancanza di una specifica convenzione bilaterale o multilaterale che regoli la materia tra i due Stati”. Tesi accolte dai giudici che, con l’acquisizione delle fonti di prova hanno poi dato inizio la processo.

Simone Renda fu arrestato due giorni prima del decesso dalla polizia turistica con l’accusa di ubriachezza molesta e disturbo della quiete pubblica, e rinchiuso in una cella di sicurezza. Al momento dell’arresto il medico in servizio presso il carcere municipale gli aveva diagnosticato un grave stato clinico dovuto a ipertensione e un sospetto principio d’infarto, prescrivendo immediati accertamenti clinici in una struttura ospedaliera. Inspiegabilmente, però, le richieste del medico non furono ascoltate e il turista salentino fu trattenuto in stato di fermo senza ricevere assistenza sanitaria, abbandonato a se stesso.

Senz'acqua e senza cibo per 42 ore, morì completamente disidratato. Sono ormai trascorsi nove anni da quella tragica morte, ma il tempo non ha lenito un dolore troppo da grande da raccontare per chi, come la mamma di Simone, Cecilia Greco (presente anche oggi in aula), in questi lunghissimi giorni non ha mai smesso di lottare e di chiedere giustizia. La donna, assistita dagli avvocati Pasquale e Giuseppe Corleto, si è costituita parte civile.

Per l’accusa fu un omicidio volontario, commesso “sottoponendo Renda a trattamenti crudeli, inumani e degradanti al fine di punirlo per una presunta infrazione amministrativa durante la sua detenzione nel carcere municipale di Playa del Carmen”.

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