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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Copertino

Operatore scientifico in sala operatoria, due gli imputati rinviati a giudizio

Concorso nell'esercizio abusivo della professione medica. Un ex dipendente della Boston Scientific, fornitrice del nosocomio, avrebbe partecipato a Copertino a un delicato intervento

LECCE – Sono due le persone rinviate a giudizio per l’episodio avvenuto in una sala operatoria dell’ospedale di Copertino il 18 novembre 2013, quando un rappresentante specializzato di un’importante azienda americana fornitrice del nosocomio salentino, avrebbe partecipato a un delicato intervento chirurgico per l’impianto di un dispositivo bi-ventricolare in un paziente. Il processo si aprirà il primo luglio.

Si tratta di Michele Galluccio Mezio, 63enne, assistito dagli avvocati Giuseppe e Michele Bonsegna; e di Fabio Tridici, ex dipendente della Boston Scientific, una società americana che realizza e vende apparecchi destinati agli ospedali e ha tra i suoi clienti anche la Asl di Lecce, assistito dagli avvocati Luigi ed Alberto Corvaglia. L’accusa contestata è di concorso nell’esercizio abusivo della professione medica.

Mezio, stimato professionista che vanta una lunga e proficua carriera e importanti riconoscimenti in ambito medico e ospedaliero, è stato assolto con formula piena (perché il fatto non sussiste) dalle accuse di falso. A dibattimento potrà dimostrare l’infondatezza di quanto contestato, e di come non vi sia stato alcun intervento da parte dell’altro imputato.

A dare avvio all’inchiesta giudiziaria (il caso è stato scoperto dalla trasmissione televisiva “Report”, cha ha messo in onda un servizio durante il quale il diretto interessato, interpellato telefonicamente, ha confermato la sua presenza in sala, ma ha anche precisato di non aver svolto alcun ruolo attivo nell’operazione) la segnalazione della Asl, che aveva avviato un’indagine interna.

La Asl, con una nota a firma dell'ex direttore generale, Valdo Mellone, aveva comunicato di aver appreso dell’episodio dalla stessa Boston Scientific sin dal 22 aprile 2014. Intanto il colosso americano aveva proceduto, una volta venuta a conoscenza dei fatti, all’interruzione del rapporto di lavoro con il suo dipendente.

Alla luce del filmato, l’azienda sanitaria aveva dunque deciso di rivolgersi all’autorità giudiziaria oltre che di condurre accurati accertamenti interni: per stabilire se fossero state rispettate le norme che riservano solo al personale medico determinate procedure sul paziente e quale sia il grado di responsabilità di tutti coloro che erano all’interno della sala. La Asl ha ricordato anche il buon esito dell’operazione, condotta da un medico, oggi in pensione, stimato per la sua professionalità e prudenza.

Bisogna precisare che nella stessa comunicazione inviata ai vertici sanitari, Boston Scientific aveva reso nota la sua decisione di interrompere il proprio rapporto di lavoro con il dipendente, maturata una volta appresa la circostanza che lo specialista aveva “fornito aiuto al medico”.

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