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Cronaca

Operazione "Clean game", dinanzi al gip i fratelli De Lorenzis respingono le accuse

Hanno respinto ogni accusa, difendendo il proprio operato e l’immagine di onesti imprenditori i fratelli De Lorenzis, arrestati martedì scorso nell’ambito dell’operazione denominata “Clean game” e condotta dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza

LECCE – Hanno respinto ogni accusa, difendendo il proprio operato e l’immagine di onesti imprenditori i fratelli De Lorenzis, arrestati martedì scorso nell’ambito dell’operazione denominata “Clean game” e condotta dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria guidato dal colonnello Nicola De Santis. Al vertice del gruppo, secondo i pubblici ministeri Carmen Ruggiero e Giuseppe Capoccia, vi sarebbero i fratelli De Lorenzis, imprenditori di Racale specializzati nel noleggio dei videogiochi. I quattro avrebbero tirato su una sorta di associazione per delinquere, del tutto autonoma.

Dinanzi al gip Antonia Martalò sono comparsi tre dei quattro fratelli arrestati: Pietro, 49 anni; Pasquale, 43 e Saverio. Ne lungo interrogatorio di garanzia alla presenza del loro legale, l’avvocato Francesco Fasano, i tre tre hanno spiegato di aver agito sempre correttamente, seguendo il rigido e complesso nucleo di norme che regola il settore dei giochi negli esercizi commerciali, segnalando anomalie e tentativi della criminalità di entrare nel settore. Il quarto fratello, Salvatore De Lorenzis, 49enne, sarà sentito per rogatoria dal gip del Tribunale di Milano. Gli interrogatori degli altri destinatari della custodia cautelare in carcere proseguiranno domani, poi inizieranno quelli delle persone finite ai domiciliari, tra cui Salvatore De Lorenzis, 45enne.

Le accuse a vario titolo sono di associazione per delinquere di tipo mafioso, truffa ai danni dello Stato, frode informatica, esercizio di giochi d’azzardo, ed esercizio abusivo di giochi e scommesse aggravati dal metodo mafioso. Gli altri reati contestati sono illecita concorrenza con minaccia o violenza, trasferimento fraudolento di valori, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e associazione per delinquere. Svincolato dagli storici e vicini clan della Sacra corona unita, come i Troisi di Casarano, e i Padovano di Gallipoli, quello dei De Lorenzis sarebbe secondo l’ipotesi accusatoria un nuovo gruppo che si sarebbe imposto nell’area dell’hinterland casaranese. Oltre all’alterazione dei loro dispositivi, i componenti dell’organizzazione avrebbero imposto, secondo le indagini, agli esercenti locali i propri apparecchi.

Alle intimidazioni in perfetto stile mafioso si sarebbe aggiunto il raggiro ai danni dei giocatori, persino con il laissez-faire di un funzionario dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, Dario Panico, che si sarebbe prestato alla manomissione delle slot machine. Nonostante quegli apparecchi fossero collegati alla rete telematica dell’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, sarebbero stati sistematicamente alterati, in modo da trasmettere solo parzialmente i dati relativi alle giocate. Sottraendo, in questo modo, il denaro all’imposizione tributaria del fisco. 

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