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Cronaca Racale

Monopolio illegale di slot machine. Scatta blitz: 27 arresti, sequestro da 12milioni di euro

I finanzieri del Nucleo di polizia tributaria hanno eseguito, all'alba, le misure di custodia cautelare nei confronti di altrettante persone, ritenute vicine a due gruppi criminali. Con metodi intimidatori, avrebbero imposto produzione e distribuzione dei giochi

LECCE - Un cartello “intrafamiliare”, efficiente ed organizzato quasi quanto quelli dei trafficanti di droga sudamericani. Ma dopo aver monopolizzato la produzione e la diffusione delle slot machine nel basso Salento il “gioco”  per loro, questa volta è davvero finito. In 27, all’alba, sono finiti nei guai durante un blitz eseguito dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria del comando provinciale leccese, guidato dal colonnello Nicola De Santis.

Nell’operazione, denominata “Clean game”, sono state emesse diverse ordinanze di custodia cautelare – 19 in carcere, le altre ai domiciliari- nei confronti  di persone accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, truffa ai danni dello Stato, frode informatica, esercizio di giochi d’azzardo, ed esercizio abusivo di giochi e scommesse aggravati dal metodo mafioso.

I destinatari degli ordini di custodia cautelare in carcere sono: Sebastiano Bagnato, 59enne di Alliste; Pino Luigi De Florio, 49enne di Gallipoli; Silvano De Leone, 52enne di Racale; Pasquale Gennaro De Lorenzis, 42enne di Racale; Pietro Antonio Ilario De Lorenzis, 49enne di Racale; Salvatore De Lorenzis, detto “ Stuppata”, 47enne di Racale; Saverio De Lorenzis, 39enne di Racale; Alessandro Fuso, 37enne di Alliste; Daniele Gatto, 51enne di Copertino; Aldo Gravili, 29enne di Racale; Quintino Gravili, 47enne di Racale; Antonio Mancino, 47enne di Racale; Pietro Marino, 42enne di Mesagne; Alessandro Mauramati, 34enne di Alliste; Dario Panico, 44enne di Lecce; Lucio Riotti, 49enne di Carmiano; Emanuele Rizzo, 28enne di Alliste; Salvatore Tarantino, 43enne di Monteroni di Lecce; Rocco Aurelio Vincenti, 43enne di Tricase.

Si trovano invece ai domiciliari: Massimiliano Chetta, 46enne di Taviano; Marco De Lorenzis, 37enne di Racale; Salvatore De Lorenzis, detto “ Ciolo”, 44enne di Racale; Stefano De Lorenzis, 41enne di Racale; Lorenzo Ferrari, 41enne di Racale; Salvatore Magno, 61enne di Gallipoli; Donatello Rizzo, 42enne di Melissano; Giovanni Tunno, 51enne di Taviano.

 Gli altri reati contestati sono, inoltre, illecita concorrenza con minaccia o violenza, trasferimento fraudolento di valori, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e associazione per delinquere. Al vertice del gruppo, i fratelli De Lorenzis, imprenditori di Racale specializzati nel noleggio dei videogiochi. I quattro avrebbero tirato su una sorta di associazione di tipo mafioso, ma del tutto autonoma.

Svincolato dagli storici e vicini clan della Sacra corona unita, come i Troisi di Casarano, e i Padovano di Gallipoli, quello dei De Lorenzis è nuovo “brand” che si è imposto nell’area dell’hinterland casaranese. Oltre all’alterazione dei loro dispositivi, i componenti della organizzazione erano soliti, secondo le indagini condotte dalle fiamme gialle, imporre agli esercenti locali i propri apparecchi. E non è tutto.

Alle intimidazioni in perfetto stile mafioso, si somma il raggiro ai danni dei giocatori, persino con il laissez-faire di un funzionario dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, Dario Panico, che si sarebbe prestato alla manomissione delle slot machine. Nonostante quegli apparecchi fossero collegati alla rete telematica dell’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, venivano sistematicamente alterati, in modo da trasmettere solo parzialmente i dati relativi alle giocate. Sottraendo, in questo modo, il denaro all’imposizione tributaria del fisco. IMG_1057-2

Il duro colpo inferto dalla Procura della Repubblica di Lecce all’associazione viene non soltanto dalle misure di custodia cautelare, emesse dal gip Antonia Martalò, su richiesta dei sostituti procuratori Carmen Ruggiero e Giuseppe Capoccia. Ma, soprattutto, dal sequestro preventivo del patrimonio riconducibile all’associazione, per un valore di circa 12 milioni di euro. Una soluzione per infiacchire i movimenti delle organizzazioni criminali, che il procuratore capo, Cataldo Motta, ha sempre sostenuto.

Se i vertici, una volta detenuti in carcere, escogitano comunque espedienti per tenere in piedi contatti con l’esterno, confiscare loro beni mobili e immobili è un modo per indebolire le attività illecite e frenarne l’espansione. Così sono scattati i sigilli, apposti a 69 fabbricati, 25 terreni, tre autovetture, dieci società capitali e due ditte individuali. Queste ultime, con un gioco di prestanome che si è tradotto in ulteriore accusa, intestate in maniera fittizia ad altri individui. Sono passati allo Stato, inoltre, anche i conti correnti accesi presso 15 istituti di credito.

L’attività investigativa, avviata nel 2010, è partita a seguito di alcune segnalazioni anonime, oltre che dagli ordinari controlli eseguiti dai finanzieri del comando leccese, guidato dal colonnello Vincenzo Di Rella, nei quali in più occasioni sono emerse le contraffazioni degli apparecchi. Pedinamenti e intercettazioni hanno confermato linguaggio e modalità di tipo mafioso (usato dai vertici del gruppo, nei confronti degli esercenti del posto.

Video: le intercettazioni della finanza

Sono in tutto 270 le slot machine poste sotto sequestro durante il blitz scattato alle prime luci dell’alba, e recuperate dalle caffetterie del sud Salento. Molti degli esercizi commerciali erano stati rilevati dal gruppo perché in gravi difficoltà economiche: i proprietari, trovandosi in debito d’ossigeno finanziario, cedevano ai ricatti taciti degli arrestati.

Che l’attenzione degli inquirenti fosse già stata orientata sulla zona di Racale, lo si è visto nel mese di novembre quando, dagli uffici della Prefettura di Lecce, sono scattate quattro interdittive antimafia nei confronti di altrettante società di quell’area, tutte operanti nel settore dei giochi online. Ma i fratelli De Lorenzis avrebbero intessuto con altri gruppi calabresi, finiti a loro volta al centro di un’altra indagine, condotta dalla Direzione distrettuale antimafia, due anni addietro: il clan dei Femia. Ed è proprio dalle terre di Sila che provenivano le schede contraffatte da inserire nelle videoslot.

Che i collegamenti fossero sparsi su tutto il territorio nazionale, del resto, è stata proprio l’indagine a dimostrarlo. Così come trasversali anche gli ambiti di “intervento” del gruppo: il gioco online, in primis. Ma anche il gioco vero. Quello del calcio, per esempio. Le infiltrazioni mafiose non avrebbero, infatti, risparmiato neppure la gestione della vecchia squadra di calcio racalina. L’ex team sportivo, prima che ne cambiasse assetto societario, denominazione e proprietà, finì al centro di un’inchiesta nel 2012: in quel periodo Salvatore de Lorenzis ne era il presidente, e Lucio Riotti, il direttore sportivo. Entrambi sono  finiti in manette all’alba.

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