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Cronaca Salice Salentino

Operazione "Perseo", ridotte in appello le condanne per i dieci imputati

Il blitz nei confronti di un presunto gruppo criminale operante nel nord Salento, in particolare a Salice Salentino e nei paesi limitrofi

LECCE – I carabinieri della compagnia di Campi Salentina l’avevano ribattezzata operazione Perseo, come l’eroe della mitologia greca, figlio di Zeus e Danae, che decapitò la Medusa. Furono dodici le ordinanze di custodia cautelare eseguite, a ottobre 2013, nei confronti di persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e alle estorsioni. Un presunto gruppo criminale operante nel nord Salento, in particolare a Salice Salentino, ma operanti anche nei paesi limitrofi. Nel corso delle indagini furono arrestate cinque persone in flagranza di reato per spaccio di stupefacenti e porto abusivo di pistola (ne sono state rinvenute tre, con relativo munizionamento) e fu recuperato oltre un chilogrammo di droga.

Oggi i giudici della Corte d’appello hanno ridotto le condanne nel processo di secondo grado per i dieci imputati. In particolare: 14 anni e otto mesi (anziché 16) per Giovanbattista Nobile, 28enne di Salice Salentino (assistito dagli avvocati Rita Ciccarese e Pantaleo Cannoletta e assolto dai reati di estorsione e danneggiamenti);  3 anni per Antonio Capoccello, 33enne residente a Salice Salentino; 7 anni e nove mesi per Dario De Pascalis, 25enne residente a Salice Salentino; 4 anni e dieci mesi per Andrea Marcellino, autotrasportatore 31enne di Salice Salentino; 4 anni e novr mesi per Raffaele Schiavone, 22enne di Salice Salentino; 4 anni e otto mesi per Gabriele Timo, 25enne nato a San Pietro Vernotico. Quattro anni e nove mesi per Tonio Mangiulli, operaio 36enne di Salice Salentino; 3 anni e un mese per Simone Muia, 27 anni; e Antonio De Fazio, 32enne. Nel collegio difensivo gli avvocati Rita Ciccarese, Francesco Tobia Caputo e Pantaleo Cannoletta.

L’attività investigativa, coordinata dal pubblico ministero Paola Guglielmi, ha avuto inizio a maggio del 2011 con l’arresto di Tiziana Leone, casalinga incensurata del posto, sorpresa con 248 grammi di cocaina e la somma di 785 euro. La donna, in sede di interrogatorio, dichiarò di essere la custode di quello stupefacente, indicando il proprietario nella figura di Giovambattista Nobile, arrestato nel maggio 2012 per porto illegale di una pistola calibro 7.65, completa di 12 proiettili. Al vertice dell’organigramma ci sarebbe stato proprio Nobile.

Nelle prime fasi investigative i militari dell’Arma del Nucleo operativo e radiomobile trovarono una cassaforte, nella quale era custodito lo stupefacente, simile a quella che fu poi scoperta anche in casa di Mogavero, ritenuta una delle figure di raccordo tra i "soci" del business della droga. Nell'organizzazione, lo spaccio di cocaina era affiancato a quello di marijuana e hashish, oltre a una serie di attività collaterali tra cui le estorsioni commesse ai danni di “clienti” debitori per l’acquisto di stupefacente. Nel corso dell’attività investigativa sono stati documentati 56 casi di cessione di stupefacenti e recuperati quasi mezzo chilogrammo di cocaina, 150 grammi di hashish e 250 di marijuana. Grazie alle intercettazioni telefoniche e ambientali, e ai pedinamenti, gli uomini dell’Arma hanno ricucito il vasto intreccio, composto da relazioni snodate nel territorio nord salentino. Punto nevralgico il traffico di droga, collocato tra Albania, Calabria e il circondario di Torchiarolo.

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