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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Copertino

Operazione "Pozzino", fissata l’udienza preliminare: in 38 rischiano giudizio

Fissata al 9 maggio la prima udienza dinanzi al gup. Per tutti gli imputati il pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio

LECCE – Si aprirà il 9 maggio, dinanzi al gup Antonia Martalò, l’udienza preliminare per i 38 imputati coinvolti nell’operazione condotta dai carabinieri della tenenza di Copertino e della compagnia di Gallipoli, e denominata “Pozzino”.  Il pubblico ministero Si tratta del boss Roberto Nisi, 60enne leccese; di Marco Caramuscio, 33enne di Monteroni di Lecce ritenuto in passato vicino al clan Tornese; Antonio Vadacca “detto Cacà”, 43enne di Monteroni, e Luigi “Gino” Tarantini, 66enne di San Pietro in Lama (assistiti dall'avvocato Massimo Bellini); Andrea Mancarella, 33enne di Lequile e Biagio Pagano, coetaneo di Copertino.

Gli altri imputati sono: Albino Barba, 62enne di Monteroni di Lecce; Francesco Paolo Elio Buttazzo, 26enne di Lequile; Marco Alfredo Capone, detto “drapò”, 24enne di Lequile; Antonio Cenci, 51enne di Squinzano; Marco Centonze, 30enne di Squinzano; Maurizio Contaldo, 55enne di Lecce; Pier Gian Luca Coppola, 33enne di Lecce; Daniele D’Adamo alias “pigmeo”, 34enne di Copertino; Antonio De Carlo, alias “Tonio cauru”, 41enne di San Pietro in Lama; Osvaldo Erpete, 61enne di Arnesano; Santo Erpete, detto “Santino”, 66enne di San Donato di Lecce; Severino Francioso, 31enne di Squinzano; Matteo Gonni, 46enne di San Pietro in Lama; Leandro Greco, 37enne di Surbo; Luigi William Iaconisi, 39enne di Bagnolo del Salento; Mirko Vincenzo Ingrosso, 28enne di San Cesario di Lecce.

E ancora: Gianluca Levante, detto “Gigio”, 35enne di Squinzano; Marcello Mancarella, 50enne di San Cesario di Lecce; Vito Rocco Mancarella, 47enne residente a San Cesario di Lecce; Patrizio Margilio, detto “zio”, 34enne di Squinzano; Andrea Martina, alias “Pacciani” 34enne di Copertino; Aldo Montinari, 73enne di Lecce; Raffaele Padula, detto “Marvoi”, 34enne di Squinzano; Marcello Paglialunga, 46enne di Leverano; Simone Palaia, 34enne di Squinzano; Cosimo Emiliano Palma, 34enne di Squinzano (al momento detenuto); Mattia Panico, detto “pagliaccio”, 25enne di San Pietro in Lama; Dario Rizzo, 39enne di Monteroni di Lecce; Sergio Rizzo, 57enne di Monteroni di Lecce; Francesco Gregorio Sambati, 38enne di Monteroni di Lecce; Umberto Savoia, 40enne di Squinzano; Mirko Sederino, detto “Parsifal”, 24enne di Lequile. Per tutti il procuratore Antonio De Donno ha chiesto il rinvio a giudizio. Nel collegio difensivo gli avvocati Francesco Spagnolo, Ladisalo Massari, Massimiliano Petrachi, Antonio Savoia, Giuseppe Bonsegna, Giuseppe Romano, Luigi Rella, Viola Messa, Ivan Feola, Dimitry Conte, Andrea Sambati, Luigi e Alberto Corvaglia e Angelo Vetrugno.

Rispondono, a vario titolo, di numerosi reati: si parte dall’associazione a delinquere finalizzata alle estorsioni – contestato a Caramuscio, Pagano e Mancarella – ai furti di autovetture e mezzo agricoli, ricettazione, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, porto e detenzione di armi comuni da sparo. Nell’operazione sono coinvolti ulteriori 36 indagati, molti dei quali spacciatori al dettaglio del nord Salento.

L’indagine dei militari, coordinati dal luogotenente Salvatore Giannuzzi, a capo della tenenza copertinese, prende il via tra il 2011 e il 2012. Sono anni in cui giungono in caserma almeno 35 denunce di estorsioni. Il trucco, utilizzato dalla banda di malviventi, era sempre lo stesso: dapprima rubavano vetture, attrezzi e mezzi agricoli senza risparmiare il capoluogo salentino, per poi restituire la refurtiva dietro una somma in denaro. Il furto dal quale sono partiti gli inquirenti è quello di un furgoncino Fiat Doblò, per il quale sono stati richiesti alla vittima tremila euro. Ma è soltanto la prima delle estorsioni scoperta.

Episodio dopo episodio, gli investigatori giungono a stanare non soltanto i presunti responsabili, ma anche il loro fortino: si tratta di un’antica masseria, in contrada “Pozzino” - nelle campagne strategiche di San Pietro in Lama – da cui prende anche il nome l’operazione scattata alle prime luci dell’alba. E’ tra quelle mura fortificate e protette che i membri del gruppo pianificavano nel dettaglio il proprio business, che non era soltanto composto da furti di veicoli. I colpi ai danni di vetture, infatti, costituivano soltanto una minima parte degli incarichi criminali della banda. Quest’ultima aveva intrapreso anche una redditizia attività di spaccio di stupefacenti. Ma l’aspetto curioso è dato soprattutto dal fatto che le piazze in cui smerciare droga erano quelle distanti dal loro territorio: Trepuzzi e Squinzano, in primis. Ed è soprattutto nelle due cittadine a nord di Lecce che sono finiti nei guai numerosi degli indagati. Con i proventi della vendita di sostanze, l’associazione poteva acquistare le armi che, a turno, sarebbero state messe a disposizione dei componenti.

Di queste non vi è traccia fisica, né sarebbero state utilizzate in rapine o altri, gravi fatti di cronaca. Ma le intercettazioni rilevate dagli inquirenti non hanno lasciato alcun dubbio sull’esistenza di armi che, sempre stando ai riscontri investigativi, venivano gestite da Nisi e Tarantini. 

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