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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Personale aggredito, Ordine dei medici scrive al direttore del pronto soccorso

Il presidente della categoria, Donato De Giorgi, ha divulgato una lettera destinata al collega Silvano Fracella per esprimergli gratitudine e stima

LECCE – Davanti all’ennesima aggressione ai danni del personale sanitario, il presidente dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri di Lecce ha scritto al direttore dell’Unità di pronto soccorso dell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce. Donato De Giorgi ha infatti divulgato una lettera, a mezzo stampa, per mezzo della quale esprime la propria vicinanza al collega, Silvano Fracella.

Attraverso la missiva, gli ha infatti inviato non soltanto parole di conforto e sostegno, ma anche di stima per il difficile compito al quale è chiamato, quotidianamente, a ogni ora, il personale del pronto soccorso del nosocomio. La riportiamo integralmente, qui di seguito:

“Carissimo Silvano,

ti prego di rivolgere a tutti i colleghi e gli operatori sanitari dell’Unità operativa complessa da te diretta tutta la nostra solidarietà per gli episodi di assurda violenza, subita recentemente. Tali fatti, invero, sono solo gli ultimi di una lunga serie, che rendono sempre più difficile la nostra professione e in particolare quella del tuo gruppo, impegnato in prima linea in un cruciale e strategico ruolo che la nostra sanità deve ogni giorno con grande fatica affrontare. Tutti si devono rendere conto che voi rappresentate il front office di un Sistema Sanitario in affanno, ma che deve essere difeso e salvaguardato come estremo baluardo di salute e civiltà. Si deve  sottolineare che la violenza – ed in particolare quella contro gli operatori della salute – non deve mai avere diritto di cittadinanza. Senza se e senza ma! Ci appare pertanto inopportuno riferire che una famiglia dopo la morte di un familiare abbia aggredito e danneggiato, interrompendo il pubblico servizio, arrivando a minacciare di morte chi stava semplicemente facendo il suo dovere, perché “comprensibilmente scossa”. Chi narra di medici indagati per la morte di un paziente in pronto soccorso e di comprensibili stati d’animo, causa di violenze e minacce, può creare - oltre le intenzioni - una “caccia alle streghe” fuorviante e pericolosa, istigando una conflittualità e scivolando in una sfiducia che non giova a nessuno. Siamo poi sempre convinti che la ricerca della verità non è solo un diritto per chi ritiene di aver subito un danno o un evento inatteso, ma è anche il metodo alla base della nostra professionalità e della nostra cultura etica e scientifica. E’ per questo che benissimo hai fatto nel richiedere per primo il riscontro autoptico sul povero paziente deceduto. La nostra solidarietà pertanto non è difesa aprioristica e corporativa di una professione assediata, ma è vicinanza ad un disagio ingravescente, determinato dai tanti problemi che ci attanagliano: organici risicati, frustrazione delle prospettive di carriera e di ogni gratificazione, speranze professionali lacerate, lontane dai sogni che accompagnarono le nostre scelte di vita…; disagio espresso dal burnout incombente, da risorse e posti letto inadeguati, servizi e percorsi intasati anche dall’interferenza tra elezione urgenza, dal mettere paradossalmente sotto accusa sempre i medici, anche per i tempi d’attesa insopportabilmente lunghi, dalla desertificazione operata nel resto della rete ospedaliera e dei servizi, nella loro decisiva funzione di filtro. La nostra solidarietà è però anche gratitudine per quanto fate ogni giorno, per le molte decine di migliaia di pazienti cui ogni anno date delle risposte di salute ad altissimo livello, alle diagnosi puntuali che riuscite in pochissimo tempo e risorse a formulare, alle vite salvate senza retorica, alle decisioni impegnative alle quali siete chiamati nella rapidità dei tempi imposti dall’urgenza, al rapporto con un’utenza affatto particolare, rapporto sempre basato su serietà, competenza e serenità di comunicazione che hai costruito, riuscendo ad infondere le tue personali e non comuni doti professionali, gestionali e umane.    Con stima, riconoscenza e collegiale affetto”.

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