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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Paura e discriminazioni razziali. Ma in Italia sventola la bandiera della solidarietà

Presentato il dossier sui flussi migratori 2014: gli stranieri residenti rappresentano ormai l’8 percento della popolazione, la maggior parte ha un alto livello d’istruzione. Prevale l’immigrazione legata a persecuzioni politiche. Salento ‘isola felice’ per i servizi alle persone

LECCE – Il 2013 è stato per l’Italia, come per il resto dell’Europa, un anno importante per i flussi migratori.  Gli stranieri residenti sono ormai quasi 5 milioni e rappresentano l’8 percento della popolazione totale. E, diversamente da ciò che il sentire comune farebbe presupporre, il livello medio d’istruzione è decisamente notevole: il 10,3 percento degli immigrati è laureto, il 32,4 percento è in possesso di un diploma.  Sono questi i primi e più interessanti risultati dell’indagine compiuta dal Centro studi e ricerche Idos, contenuti nel nuovo dossier sull’immigrazione presentato oggi presso palazzo dei Celestini a Lecce.

Il Rapporto annuale è stato curato per conto della presidenza del Consiglio dei ministri (ufficio nazionale anti discriminazioni razziali) e risulta essere uno strumento indispensabile per la comprensione di un fenomeno complesso che, in Italia, è cresciuto esponenzialmente nel corso degli ultimi decenni.

La presentazione del dossier Unar 2014, organizzata da Integra Onlus e dall’associazione Salento Crocevia, ha rappresentato un’occasione importante per parlare dell’attualità e del futuro dell’immigrazione.  All’incontro hanno partecipato: Antonio Gabellone, presidente della Provincia di Lecce, Klodiana Cuka presidente di Integra onlus e referente regionale Idos, Franco Merico dell’ università del Salento, Ginevra Demaio del Centro studi e ricerche Idos, Marco De Giorgi, direttore Unar ed Antonella De Blasio dell’ università di Bologna.

Una prima lettura dei dati conferma la radicata presenza della comunità di rumeni ed albanesi nel nostro Paese ed in particolare nel territorio salentino. La Puglia, del resto, ha ospitato i primi immigrati albanesi che sbarcavano sulle coste alla fine degli anni ‘80 e che risiedono ormai stabilmente. Come evidenziato dalla presidente di Integra onlus, del resto, il Sud è interessato da un fenomeno immigratorio stanziale: ovvero la media dei nuovi residenti è al di sotto di quella nazionale e si tratta di persone che si stabiliscono in via definitiva sul territorio, mettendo radici e famiglia.

“Il dossier ci restituisce una fotografia interessante: sebbene ovunque serpeggi una certa paura tra i cittadini, mista a sentimenti di razzismo, è pur vero che in Italia sventola alta la bandiera della solidarietà –commenta Klodiana Cuka -. Nel Salento, poi, continuiamo ad occuparci con serenità dei servizi destinati all’accoglienza delle persone. Al momento siamo impegnati in un progetto di integrazione per i minori stranieri non accompagnati, promosso dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. La stessa Regione Puglia ha finanziato, poi, un altro progetto rivolto all’integrazione dei lavoratori in agricoltura, che non riguarda soltanto i migranti stagionali”.

La diversificazione dei flussi migratori è avvenuta, però, in concomitanza con le rivolte della cosidetta ‘primavera araba’: da quel momento in poi, infatti, chi scappava dalla propria patria rifuggiva dalle persecuzioni politiche più che dai drammi di tipo economico. I rifugiati politici si sono ramificati in Europa al pari dell’Italia in cui attualmente prevale la popolazione subsahariana. Per quanto riguarda la geografia dei processi migratori, nonostante il policentrismo delle provenienze, si riscontra una notevole prevalenza di alcune aree di origine: oltre la metà proviene da soli cinque paesi (Romania, Albania, Marocco, Cina e Ucraina). Un quarto della popolazione straniera risiede in quattro province (Roma, Milano, Torino e Brescia).

I disagi che, nei fatti, ostacolano i percorsi di integrazione sociale sono legati alle possibilità di trovare un impiego. Secondo l’istituto nazionale di Statistica alla fine del 2013 i disoccupati complessivi nel Paese sono stati oltre 3 milioni, con un  aumento di circa 639mila unità nel corso dell’ultimo biennio. Tra i lavoratori stranieri il tasso di disoccupazione è salito nel 2013 al 17,3 percento e il numero di disoccupati a 493mila.

Il report ha scattato una fotografia a tutto tondo, segnalando anche i casi di discriminazione che, purtroppo, non sono mancati: quelli segnalati dall’Unar ammontano a mille e 142, dei quali 784 determinati da fattori di carattere etnico-razziale.

Sono in aumento gli sbarchi dei profughi in provenienza dall’Africa e dall’Asia medio-orientale. Al 31 agosto 2014 le persone sbarcate in Italia sono state complessivamente 112 mila e 689, mentre diverse migliaia di persone sono morte in mare nonostante l’operazione “Mare nostrum”, iniziata il 18 ottobre 2013, che, un anno dopo, ha permesso di salvare oltre 130mila persone.

Altra nota dolente è segnata dalla problematica dei Centri di identificazione e di espulsione: su 420 Cie operanti in tutta l’Ue, 10 sono in Italia, dove sono stati trattenuti 5 mila e 431 uomini e 585 donne  (inclusi 395 romeni e molti provenienti dal carcere), con un tasso di espulsioni eseguite pari al 45,7 percento e condizioni di vita critiche per quel che riguarda il rispetto dei diritti umani, come attesta anche l’organizzazione medici per i diritti umani (Medu) e come la stessa commissione del Senato per i diritti umani ha riconosciuto.

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