rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Per l'automobilista il verbale di contravvenzione è un falso, non per i giudici

L'uomo aveva denunciato un maresciallo della polizia locale. Ma le indagini hanno dimostrato il corretto operato dell'agente

LECCE - Si è chiusa con un'archiviazione la vicenda giudiziaria scaturita dal più classico dei battibecchi fra un’automobilista e un sottufficiale della polizia locale del capoluogo salentino. Tutto ha avuto inizio nel settembre del 2015, tra via Poli e viale G. Paolo II, con un furgone parcheggiato in divieto. Da questo momento la versione dei fatti si sdoppia: secondo il conducente del mezzo il maresciallo sarebbe intervenuto dicendo di spostare l’autocarro poiché in divieto di fermata, intimando, al termine di un breve alterco: “Andate subito via e ringraziate Dio che sono fuori servizio”, chiamando “cafoni” i due automobilisti, lasciando gestualmente intendere che avrebbe loro erogato una sanzione per violazione del codice della strada. Multa in effetti recapitata al proprietario del furgone alcune settimane dopo.

Il conducente ha quindi deciso di querelare il sottufficiale per falso, evidenziando che l’infrazione era stata commessa in un orario diverso da quello indicato, contestando poi quanto riportato, e cioè che “non è stato possibile procedere alla contestazione immediata a causa dell’assenza del trasgressore o proprietario del veicolo all’atto della compilazione del verbale”, poiché era presente al momento dei fatti, interagendo con l’operatore verbalizzante.

Dalla denuncia è nata l’inchiesta della Procura di Lecce, che ha stabilito che non vi è alcuna responsabilità di carattere penale per l’indagata. Dall’ascolto dei testi e dall’acquisizione degli atti è emerso che la multa è stata fatta nel turno di servizio (con un altro collega) del maresciallo e anche all’ora indicata. Inoltre, alle richieste della polizia locale di spostare il veicolo e all’invito a fornire i documenti per la contestazione della violazione, l’automobilista avrebbe risposto con tono strafottente in dialetto: ““Nun te dau propriu nienti, sempri tia sii ti canusco, abbande o te dau, pigghia la targa se vuei”.

Il giudice per le indagini preliminari ha quindi rigettato la richiesta di opposizione all’archiviazione presentata dal legale del denunciante. Il fascicolo è stato quindi archiviato per l’infondatezza della notizia di reato.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Per l'automobilista il verbale di contravvenzione è un falso, non per i giudici

LeccePrima è in caricamento