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Cronaca Acquarica del Capo

Per ritorsione distrussero un'abitazione, padre e figlio condannati a tre anni

Fu una domenica pomeriggio di autentica follia quella in cui, nel caldo d’agosto di quattro anni fa, la mano dell’uomo causò la distruzione di un’abitazione alla periferia di Acquarica del Capo, nei pressi del cimitero. Oggi i due attentatori, che rimasero gravemente feriti dall’esplosione, sono stati condannati a tre anni di reclusione

LECCE – Fu una domenica pomeriggio di autentica follia quella in cui, nel caldo d’agosto di quattro anni fa, la mano dell’uomo causò la distruzione di un’abitazione alla periferia di Acquarica del Capo, nei pressi del cimitero. Solo per un caso fortuito non ci furono vittime, anche se i due attentatori, Giuseppe e Cosimo De Paola, padre e figlio, rispettivamente di 59 e 35 anni, rimasero gravemente feriti dall’esplosione, riportando ustioni su gran parte del corpo. Il primo, infatti, fu ricoverato nel reparto grandi ustionati dell’ospedale “Perrino” di Brindisi; il secondo in quello di chirurgia plastica con gravi ferite al volto. Oggi il giudice monocratico del Tribunale di Lecce, Sergio Tosi, li ha condannati a tre anni di reclusione. Dovranno anche risarcire ognuna delle parti civili, rappresentate dagli avvocati Paolo Rizzo, Luigi Potenza e Vito Faiulo (rispettivamente per padre e figlio, moglie e proprietario dello stabile) con una provvisionale di 30mila euro. Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Luigi Rella e Stefano De Francesco.

I due, entrambi residenti a Copertino, avrebbero agito per ritorsione nei confronti dell’affittuario dell’abitazione distrutta, un operaio 56enne che pretendeva, in maniera legittima, il pagamento della parcella relativa ad alcuni lavori svolti presso l’abitazione estiva dei De Paola, a Santa Maria di Leuca. A rendere ancora più singolare la vicenda, oltre al fatto che agire furono due insospettabili (Giuseppe De Paola, infatti, è un gioielliere in pensione, mentre il figlio è un farmacista), il valore esiguo della somma in questione: circa 1.300 euro.

I due raggiunsero il loro obiettivo poco prima delle 15 cospargendo, con una tanica di benzina da 30 litri, uno degli ingressi dell’abitazione dell’operaio, che stava trascorrendo la domenica al mare con la famiglia. L’aria, però, si saturò di una miscela micidiale di combustile e vapori altamente infiammabili. Bastò una scintilla a trasformare una tranquilla domenica pomeriggio d’estate in un inferno di fuoco. A completare l’opera ci pensò la bombola del gas (un frammento è stato ritrovato a circa 200 metri di distanza), la cui esplosione rase letteralmente al suolo l’edificio, provocando danni per oltre 170mila euro (l’edificio, o meglio ciò che restava, è stato poi demolito sulla base di un’ordinanza).

La teoria dell’esplosione accidentale non convinse i carabinieri di Presicce, guidati dal maresciallo Giovanni Torino con la supervisione del capitano Andrea Bettini, che avviarono le indagini rinvenendo, nelle campagne circostanti, la tanica e un berretto bruciato. Scattarono così i controlli in tutti gli ospedali alla ricerca di due ustionati. Giuseppe e Cosimo De Paola, su consiglio del medico curante, si erano recati in ospedale a Copertino. La loro versione, quella di essersi feriti durante un barbecue, non convinse il medico di turno al pronto soccorso. I due, infatti, avevano i vestiti impregnati di liquido infiammabile, e nelle tasche il tappo rosso della tanica utilizzata e un accendino. I successivi riscontri investigativi permisero di ricostruire la vicenda in ogni dettaglio, compresi i dissidi legati ai lavori eseguiti dall’operaio. I due furono per un certo periodo anche arrestati.

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