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Cronaca Otranto

Peschereccio pieno di disperati in fuga, 136 a bordo

E' il più grosso sbarco nel Salento degli ultimi anni. L'imbarcazione scortata in porto di notte. Si tratta di nordafricani. Tensione e tentativi di fuga nel Don Tonino Bello. Due scafisti arrestati

OTRANTO - Si può già definire il più grosso sbarco degli ultimi anni, nel Salento. Secondo logiche che rimandando indietro nel tempo, quando venivano impiegati i mezzi più svariati per condurre in porto il numero più elevato possibile di fuggitivi da guerre civili e carestie. E dunque, non un lussuoso yacht preso in affitto, che può ospitare da venti, fino a sessanta persone, come da consuetudine, da un anno in qua (sistema usato per cercare di trarre in inganno i controlli). Né un gommone oceanico, con potenti motori, in grado di seminare eventuali inseguitori. Ma un vero e proprio peschereccio d'altura di circa 30 metri, straripante di uomini. Ben 136 le persone a bordo. Tutti maschi e giovani.

E' esattamente questo, il tipo d'imbarcazione nella quale si sono imbattuti nella notte i militari della guardia di finanza, a bordo di una delle tante motovedette che solcano le coste salentine, pattugliando le acque territoriali, proprio per intercettare possibili scafi carichi di profughi. Una novità che lascia presagire qualche possibile evoluzione di particolare rilievo. Perché si tratta di nordafricani in fuga, in questo caso (forse tutti o quasi egiziani, ma potrebbero esservi anche libici e tunisini) da delicate situazioni, nei loro Paesi d'origine, ampiamente note alle cronache.

Dunque, potrebbe essere l'avvisaglia di un cambio di rotte marittime. Non più solo verso la Sicilia (Lampedusa, in prima istanza, ormai satura), ma in direzione di altre località, nel tentativo di aggirare i controlli. Anche se già nel recente passato si sono registrati casi analoghi, con tentativi di sbarchi verso il nord della Puglia e nel Lazio. Segno che comunque la tendenza è già in atto, anche se finora con gesti sporadici.

Tant'è. Il grosso peschereccio è stato avvistato al largo di Otranto, poco dopo mezzanotte. C'è stato un primo alt, ma sembra che abbia proseguito la marcia verso la costa, senza fermarsi. A quel punto, i finanzieri sono riusciti ad abbordarlo e a fermarlo, anche grazie al supporto della guardia costiera. Una cinquantina di persone sono state fatte salire sui mezzi marittimi dei militari, perché l'imbarcazione era troppo carica. Vecchio, fatiscente, rischiava seriamente di affondare. Il barcone è stato così scortato verso il porto della "Città dei Martiri" e in seguito posto sotto sequestro.

Una volta raggiunta terra, alle operazioni hanno partecipato i militari della finanza della compagnia locale e della capitaneria di porto. Gli extracomunitari sono stati trasferiti, come sempre, nel centro di prima accoglienza "Don Tonino Bello", per essere visitati e rifocillati, prima delle operazioni d'identificazione. Anche se, una volta raggiunto il posto, si sono vissuti momenti di forte tensione.

In molti hanno inscenato una vibrante protesta, quando hanno intuito che per molti si prospetta il rimpatrio, facendosi forza anche in virtù del numero piuttosto alto e del fatto che fossero tutti giovani (l'età è fra i 20 ed i 30 anni). Sfondato un muro di cartongesso, alcuni hanno tentato la fuga. Sono arrivati rinforzi, carabinieri e polizia a bordo di altre pattuglie. Vi sono state anche alcune zuffe fra gli stessi immigrati. Fra chi, cioè, tentava di riportare la calma e chi cercava (anche dal tetto dell'edificio) di scappare.

Solo alle prime luci dell'alba le forze dell'ordine sono riuscite a sedare gli animi, insieme al personale volontario (per approfondimenti sulla lunga notte di risse e fughe: https://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=27975). Non senza difficoltà, in tarda mattinata, sono poi stati identificati gli scafisti. Si tratta di due egiziani, che vanno incontro all'arresto. Si erano mescolati con i passeggeri. Inizialmente erano stati identificati in tre, come conducenti del peschereccio. Ma proprio in queste ore, s'è appurato che uno di loro era in realtà un passeggero, che sarebbe stato costretto dagli altri due a coadiuvarli.

Una cosa è certa. La stagione degli sbarchi, ripresa ormai da oltre un anno, sembra intensificarsi, non riguardando più solo mediorientali in fuga da Afghanistan o Iran e in partenza dalle coste fra Albania e Grecia. Ma anche magrebini oppressi da nuove guerre e sconvolgimenti politici in un'area del Mediterraneo nella quale l'Italia, inevitabilmente, riveste un ruolo strategico.

L'attività è stata svolta nell'ambito dell'operazione congiunta "Aeneas 2011", condotta, come già l'operazione "Ermes" di Lampedusa, dall'Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea (Frontex), il cui obiettivo è quello di frenare i flussi migratori clandestini verso Puglia e Calabria.

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