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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Pestaggio durante l'arresto, l'ex carabiniere ora lo accusa di truffa

Torna alle cronache la vicenda di Torquato Epifani, rimasto invalido per il pestaggio subito durante un arresto e le percosse subite da parte di un brigadiere dell'Arma

LECCE – Torna a far parlare di sé e a far discutere la vicenda di Torquato Epifani, il 40enne originario di Galatina che, per il pestaggio subito durante un arresto e le percosse subite da parte di un carabiniere, è rimasto invalido. Nel 2016 la Corte di Cassazione ha condannato in via definitiva Michele Gatto, brigadiere in congedo dell’Arma dei carabinieri, alla pena di 3 anni e due mesi di reclusione e un risarcimento nei confronti di Epifani.

Per comprendere meglio la vicenda bisogna fare un passo indietro. Nell’aprile del 2009 i carabinieri di Gallipoli notificarono a Epifani un’ordinanza di custodia cautelare. La misura, secondo quanto contestato dalla difesa dell’uomo, fu eseguita con modalità talmente negligenti da provocarne la fuga, tanto che lo stesso è stato poi assolto dall’imputazione con sentenza divenuta irrevocabile. Al termine dell’inseguimento scaturito dall’esecuzione di quella misura cautelare, uno dei carabinieri, raggiunto Epifani, lo avrebbe deliberatamente percosso in maniera talmente violenta da lesionargli il midollo della spina dorsale e da renderlo invalido e inabile al lavoro. Gli è stata poi riconosciuta una pensione d'invalidità quale infermo al 100 per cento unitamente all'indennità di accompagnamento.

Nelle scorse settimane è stato proprio Gatto a riportare l’attenzione della magistratura sul caso. L’ex militare avrebbe ricevuto, nella propria cassetta della posta, una busta anonima con alcuni video e foto che ritraggono Epifani mentre cammina per le strade del paese solo con un bastone, guida l’auto ed esegue alcuni lavori in campagna. Si ipotizza dunque che la pensione e l’accompagnamento non siano necessari e che si tratti di un falso invalido. Il materiale è confluito in un esposto depositato alla Procura di Lecce. Il pubblico ministero Donatina Buffelli, dopo aver delegato le indagini alla polizia giudiziaria, e sulla base di una memoria presentata dal legale di Epifani, ha chiesto l’archiviazione del procedimento, cui Gatto si è opposto. Sul procedimento si pronuncerà ora il gip.

La vicenda è poi finita all’attenzione della trasmissione “Le Iene”, che hanno mostrato (in un servizio dal titolo "Gaurdie e ladri: con chi state?) il materiale ricevuto da Gatto e lo hanno intervistato, chiedendo poi spiegazioni ad Epifani. Nel servizio la vicenda giudiziaria è ricostruita attraverso le dichiarazioni di Gatto, senza però precisare che è stato condannato in via definitiva. Le percosse, da lui negate, sono state confermate dalla testimonianza di un carabiniere che era con lui al momento dell’inseguimento, sentito più volte come testimone.

Le lesioni subite, inoltre, sono state confermate dai medici nominati dall’autorità giudiziaria che per la gravità delle lesioni ne hanno accertato l’incompatibilità con la detenzione carceraria, e l’indennità di accompagnamento è stata riconosciuta dal Tribunale di Lecce dopo una perizia medico legale con un medico nominato dalla stessa autorità. Le condizioni di salute sono state confermate dagli accertamenti strumentali quali elettromiografie e risonanze magnetiche esaminate dai vari medici legali che lo hanno visitato nel corso del tempo. Riguardo al risarcimento Epifani, dopo anni di battaglie legali, ha ottenuto 36mila euro (anziché 50mila come disposto dai giudici), dopo anni di processi e cure mediche.

“Non so chi abbia richiesto l’intervento de “Le Iene” – commenta l’avvocato Stefano Stefanelli, legale di Epifani –, ma se fosse stato Gatto tale iniziativa sarebbe gravissima. Lascio a voi giudicare l’iniziativa di chi, dopo avere commesso un grave reato definitivamente accertato dall’autorità giudiziaria, si rivolge a una trasmissione televisiva invece di prodigarsi per la vittima del proprio reato. Il servizio andato in onda fornisce allo spettatore un’immagine irrealistica e profondamente distante dalla verità dei fatti così come accertata in via definitiva dalla giustizia, verità secondo la quale Epifani è la vittima e Gatto è invece l’autore di un grave reato, commesso peraltro indossando la divisa dell’Arma dei carabinieri”.

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