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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Melendugno

Photored: "Illegittimi gli apparecchi di Melendugno"

Una sentenza del giudice di pace di Lecce fa chiarezza sui dispositivi usati sulla strada provinciale, al di fuori del centro abitato, e con un'altezza da terra tali che potrebbero essere manomessi

Come già accaduto per Vernole, anche gli apparecchi photored del Comune di Melendugno sarebbero illegittimi. E si parla in particolare di quelli installati al di fuori del demanio locale (all'incrocio fra le provinciali 366 e 148). Il caso è chiarito in una recente sentenza del giudice di pace di Lecce, Giuseppe Paparella, depositata il 6 marzo scorso, in merito all'episodio che ha visto coinvolto un automobilista salentino multato perché avrebbe attraversato con il semaforo rosso. Automobilista che ha opposto ricorso, rivolgendosi allo studio legale Giuseppe Calogiuri del capoluogo, e che s'è visto riconoscere le proprie ragioni.

Nelle motivazioni della sentenza, il giudice di pace spiega che "preliminarmente va valutata la questione circa la legittimità a poter elevare contravvenzioni all'incrocio tra la strada provinciale 366 e la strada provinciale 148. A fronte di tale evidenza - sottolinea il giudice - il Comune di Melendugno si è limitata a riferire che tale incrocio è ubicato in zona centrale, dal che ne deriverebbe la competenza a poter installare l'apparecchio di rilevazione delle infrazioni al codice della strada". Ma secondo il giudice, non sarebbe condivisibile la tesi difensiva del Comune, poiché le immagini condotte a supporto "mostrano chiaramente che si tratta di un incrocio posto al di fuori del centro abitato (non si vede alcuna abitazione), sicché appare inverosimile quanto sostenuto dalla difesa del Comune di Melendugno il quale, tra l'altro, non ha provato la proprietà di una strada denominata strada provinciale che lascerebbe verosimilmente presupporre l'esistenza della proprietà in capo all'Ente Provincia di Lecce".

Il giudice di pace ha accolto quindi il ricorso. La violazione sulla quale s'è giocata la partita giuridica, riguardava il fatto che il "conducente del veicolo proseguiva la marcia nonostante la lanterna semaforica proiettasse luce rossa nella sua direzione". Un'infrazione rilevata tramite Photored F17A, con scatti fotografici. "Le condizioni indicate dalla commissione tecnica di tale apparecchiatura - precisa il giudice - prevedono tra l'altro che debba essere fornita di documentazione fotografica e debbano essere scattati, per ogni infrazione, almeno due fotogrammi, di cui ‘uno al momento del superamento della linea di arresto e l'altro quando il veicolo si trova al centro dell'intersezione controllata'. Tale precisazione - prosegue Paparella nella sua motivazione - deve essere intesa nel senso che il segnale di rosso al superamento della linea di arresto deve essere potenzialmente visibile al conducente".

"Nel caso in questione - spiega -, non è possibile stabilire con certezza se al momento del superamento della linea d'arresto la luce semaforica visibile al ricorrente proiettasse luce gialla o rossa, né è possibile rilevare i tempi di durata della luce gialla, nel senso che non è possibile dagli atti verificare se i tempi siano tali da consentire la frenata in sicurezza, ovvero la possibilità di liberare l'incrocio. Nel secondo fotogramma, inoltre, il veicolo è ben oltre la linea d'arresto, contrariamente a quanto richiesto dalla normativa in atto e recepita dalla nota sentenza della Suprema Corte numero 11327/07 ed in più, la targa, sempre nel secondo fotogramma, non è leggibile".

Ma c'è dell'altro, un passaggio importante che, di fatto, costituisce una delle chiavi della vittoria dell'automobilista nel suo ricorso. La sentenza, infatti, "ritiene annullabile anche la sanzione amministrativa redatta con l'uso dell'apparecchiatura applicata in posizione non prescritta (altezza da terra per impedirne la manomissione) come nel caso di specie si evince dalle fotografie agli atti". Contravvenzione annullata, dunque, così come la decurtazione dei punti dalla patente. Il Comune di Melendugno, nella causa, era difeso dall'avvocato Luigi De Giorgi.

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