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Cronaca Porto Cesareo

Il Comune vince la battaglia finale: lido Canne deve chiudere i battenti

Sopralluoghi, sequestri, denunce e ordinanze: è stato il tormentone dell'estate. Ma ora, davanti al Tar, è arrivata la resa dei conti. Legittime le contestazioni mosse

PORTO CESAREO – Il disco-tormentone dell’estate salentina? Non certo di tipo musicale. Piuttosto, è stata quella battaglia fra Comune di Porto Cesareo e lido Le Canne di Torre Lapillo, a colpi di sospensioni, sopralluoghi, sequestri, denunce e carte bollate, che ha riempito i giornali per settimane. Ma ora arriva un netto colpo di scure del Tar di Lecce che, dopo aver sospeso con un decreto l’efficacia di due ordinanze comunali, in attesa della trattazione, ha statuito: “L’ordinanza di chiusura è legittima e doverosa”.

A stabilirlo, sono stati i giudici della terza sezione del Tribunale amministrativo regionale di Lecce. Che, di fatto, hanno dato ragione all’amministrazione del sindaco Salvatore Albano, la quale era più che con convinta che lo stabilimento non disponesse dei titoli per andare avanti. Respinta, dunque, e in via definitiva, la domanda di sospensione dell’ordine di chiusura dello stabilimento balneare.

Accogliendo le argomentazioni dell’avvocato Antonio Quinto, che difendeva il Comune nella causa amministrativa, il Tar ha rilevato come mancassero le autorizzazioni basilari per lo svolgimento sia dell’attività di somministrazione, sia di quella di stabilimento balneare. Sono state giudicate corrette le motivazioni degli uffici comunali, che avevano fondato le ordinanze sua una serie di fatti: abusi edilizi, con ripristini mai effettuati, mancanza di un certificato di agibilità, insussistenza delle licenze annonarie, in parte ritirate nelle passate stagioni, in parte non conseguite dal gestore dell’attività.

Il primo sequestro e l'ordinanza

Risale al luglio scorso l’ordinanza di chiusura immediata del lido, perché, dopo accertamenti, si era verificato come stesse continuando a svolgere attività di stabilimento balenare, somministrazione alimenti e bevande. Per di più, era stata contestata anche l’occupazione supplementare di un’area demaniale. Ombrelloni e lettini avevano invaso zone che dovevano rimanere di libera fruizione al pubblico. Anzi, proprio da quella vicenda, risalente al 21 luglio, con tanto di denuncia penale, era nata tutta la trafila. Non solo. In seguito, carabinieri, polizia locale e guardia costiera hanno svolto altri controlli, rilevando gli stessi problemi, persino con violazione dei sigilli precedentemente imposti alle attrezzature. Le inchieste penali, in mano alla Procura, stanno tuttora seguendo un altro iter. Ma, intanto, in via parallela, erano arrivate negli stessi giorni anche le contestazioni di natura amministrativa, con gli uffici comunali che avevano rilevato pure la mancanza di agibilità.

Già l'anno scorso rilevati problemi

le canne 2-2-2-2Il Comune di Porto Cesareo, già l’anno scorso, e proprio all’inizio dell’estate, aveva revocato la licenza di somministrazione, con l’ordine di cessazione dell’attività di stabilimento balneare, in assenza di autorizzazione. Ma quando, più di recente, polizia locale e ufficio tecnico hanno verificato che l’attività era ancora nel vivo, come nulla fosse, hanno sospeso la concessione demaniale ed emesso un provvedimento di chiusura. Da qui, la contromossa: un ricorso al Tar. Il decreto che n’è scaturito, in attesa di tutti gli approfondimenti, ha consentito di portare avanti la stagione, quanto meno nella fase centrale. Ma in questi giorni, al momento della resa dei conti finale, lo stesso Tar ha rigettato definitivamente l’istanza di sospensiva. Morale: la struttura deve essere chiusa.

La vicenda in sette tappe

1. 21 luglio: occupazione abusiva di demanio, i carabinieri sequestrano attrezzature.

2. 22 luglio: sigilli violati e attrezzature rimesse in spiaggia. Un'altra denuncia.

3. 24 luglio: scattano due ordinanze del Comune, l'attività deve essere chiusa.

4. 31 luglio: occupato di nuovo il demanio, arrivano guardia costiera, carabinieri e polizia locale.

5. 2 agosto: il Tar sospende i provvedimenti. E il lido può tornare al lavoro.

6. 5 agosto: la Procura dissequestra una parte di ombrelloni e lettini.

7. Oggi: il Tar mette la parola fine. Le ordinanze comunali erano legittime. In attesa, ora, della giustizia penale.

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