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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Presunte pressioni della Scu nel rinnovo dei vertici Bcc, chiuse le indagini

Al centro dell'inchiesta la figura di Giancarlo Mazzotta, 48 anni, sindaco di Carmiano e considerato dagli inquirenti come amministratore di fatto della banca. A lui sono contestati numerosi reati

LECCE – L’ombra e il condizionamento della frangia di Monteroni della Sacra corona unita nel rinnovo, nel 2014, del consiglio d'amministrazione della Banca di credito cooperativo Terra d'Otranto e nell'amministrazione comunale di Carmiano. E’ quanto ipotizzato nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore di Lecce, Carmen Ruggiero, nelle indagini condotte dai carabinieri del Ros e della compagnia di Campi Salentina. Dieci gli avvisi di conclusione delle indagini notificati.

Al centro dell’inchiesta la figura di Giancarlo Mazzotta, 48 anni, sindaco di Carmiano e considerato dagli inquirenti come amministratore di fatto della banca. A lui sono contestati numerosi capi di imputazione, che vanno dall’estorsione alla tentata estorsione aggravate dal metodo mafioso, violenza privata e tentata concussione.

Inoltre, avrebbe raccolto decine di deleghe in bianco di soci dell’istituto di credito senza autorizzazione, per ottenere l’elezione del fratello Dino (che ottenne quasi il 70 per cento dei voti) alla carica di presidente del consiglio di amministrazione a danno dell’altro candidato Giulio Ferreri Caputi. Il tutto con la complicità di Tommaso Congedo, 42 anni, direttore della filiale di Monteroni; Giuseppe Caiaffa, 57 anni, di Carmiano, consigliere uscente; Italo Potì, 82 anni, di Melendugno, vice presidente uscente; e lo stesso Dino Mazzotta, 42 anni, di Carmiano.

Giancarlo e Giovanni Mazzotta, 53enne Monteroni, alias "Gianni Conad", condannato per associazione mafiosa e traffico di stupefacenti, con un patrimonio di supermercati confiscato, nell'ottobre del 2013 avrebbero fatto pressioni su un consigliere della maggioranza per dissuaderlo dal dimettersi e dal mettere ulteriormente in crisi la tenuta della giunta comunale. Da qui l’accusa di violenza privata aggravata dal metodo mafiosa.

Lo stesso sindaco, con l’appoggio di Giovanni Mazzotta e Luciano Gallo, 50enne di Martano, avrebbe fatto pressioni su un socio della banca e su sua figlia per tentare di costringerli non sostenere Ferrieri Caputi, dicendogli: “C'è gente fiacca che ve lo consiglia”. In un secondo caso si sarebbe avvalso sempre di “Gianni Conad” e di Saulle Politi, 46 anni, di Monteroni, altro nome in odore di Scu, per costringere un altro socio e sua moglie a ritirare l’appoggio all’altro candidato. Da qui le accuse di tentata estorsione ed estorsione aggravata dal metodo mafioso.

In un altro caso la tentata estorsione è contestata a Giancarlo Mazzotta ed Ennio Capozza, 62enne leccese, visurista a contratto per la banca, per aver cercato di convincere un socio a votare il fratello, minacciando altrimenti di trasferire della moglie, dipendente della banca, in una sede lontana. Poi, la tentata concussione: ad un geometra socio della banca, che avrebbe dovuto sostenere il fratello Dino per evitare problemi per ogni pratica pendente al Comune di Carmiano.

Maria Grazia Taurino, 53enne di Carmiano, addetta ai mutui, è accusata di concorso in tentata estorsione con Giancarlo Mazzotta, per aver cercato di costringere un altro socio e cliente della banca, cui era stato concesso un mutuo, a sostenere Dino Mazzotta per evitare futuri problemi. Ci sarebbero poi numerose false autenticazioni delle firme dei soci a favore della lista capeggiata da Mazzotta, contestate a Giancarlo Mazzotta, Dino Mazzotta, Tommaso Congedo, Giuseppe Caiaffa ed Italo Potì.

Gli indagati hanno ora venti giorni di tempo per chiedere di essere sentiti, presentare memorie e acquisire atti attraverso i loro legali, gli avvocati Massimo Bellini, Luigi e Roberto Rella, Antonio Savoia, Laura Minosi, Pantaleo Cannoletta, Filippo Orlando, Salvatore Pino, Paolo Pepe, Roberto Ruggiero e Carlo Sariconi.

In una nota l'ufficio stampa di Bcc di Terra D’Otranto sottolinea ed evideniza chel'inchiesta della Procura si riferisce a fatti pregressi già noti, risalenti al 2014, che non riguardano l’attuale amministrazione della Banca che decorre dal febbraio 2016.

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