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Cronaca

Processato per aver presentato su “Striscia La Notizia” un'acqua miracolosa, assolto

E’ arrivato l’esito della vicenda giudiziaria partita dal piccolo schermo, che vedeva imputato per tentata truffa e abuso della credulità popolare un 72enne di Corsano

LECCE - Ha difeso la sua invenzione, quella di un’acqua miracolosa capace di curare il cancro, fino all’ultimo, nel processo che lo vedeva imputato per tentata truffa e abuso della credulità popolare. E, alla fine, Donato Bleve, 72 anni, di Corsano, è stato assolto per il primo capo d’accusa “perché il fatto non sussiste” e per il secondo “perché non è previsto dalla legge come reato”.

Si è chiusa così la vicenda giudiziaria partita da un servizio del tg satirico “Striscia La notizia” intitolato proprio “Eureka! L'acqua miracolosa”, firmato dall'inviato Capitan Ventosa, mandato in onda la sera del 28 dicembre del 2011. Il ricercatore si presentò sul piccolo schermo come l’inventore di una miscela grazie alla quale “si rigenerava tutto ciò che era morto, le cellule si riattivavano” e per dimostrarlo utilizzò un pesce marcio che “con tre risciacqui non puzzava più”. E mangiò persino un pezzo di quel pesce, Donato Bleve. Ma per la Procura di Lecce l’uomo pubblicizzò un farmaco senza efficacia, illudendo tante persone malate che, dopo aver visto la trasmissione, mostrarono interesse all'acquisto. Il 72enne finì così sul registro degli indagati per tentata truffa e abuso della credulità popolare e fece la sua prima apparizione davanti ai giudici nel novembre 2015, quando il gup (giudice per l'udienza preliminare) Cinzia Vergine accolse la richiesta di rinvio a giudizio firmata dall’allora procuratore capo Cataldo Motta.

Per l’accusa, Bleve mentì anche sul fatto che la scoperta fosse l'esito della ricerca avviata dal professor Alexander Fleming in Scozia. Non solo. Nel servizio di “Striscia”, aggiunse pure di essere stato vittima dell'ostracismo di un docente universitario che “gli aveva fatto chiudere le porte in faccia mettendosi contro l'equipe di ricercatori dell'Università di Lecce”. Ma il professore prese le distanze dalla vicenda e si lamentò per la superficialità con cui la redazione del programma televisivo avesse consentito alla diffusione di “esternazioni assurde” per le illusioni e le aspettative ingenerate nei telespettatori affetti da gravi patologie.

Le dichiarazioni del docente finirono nel fascicolo d'inchiesta, insieme al dvd del servizio “incriminato” mandato in onda su canale 5, e le numerose e-mail inviate da persone affette da cancro e dai loro familiari e da medici, ricercatori e persone con interessi scientifici e giornalistici che avevano chiesto informazioni su quell’acqua miracolosa e i recapiti del suo inventore. Bleve, assistito dall’avvocato Vincenzo Blandolino, ha così sostenuto un processo che, come detto, si è concluso nei giorni scorsi dinanzi al giudice della prima sezione penale Bianca Maria Todaro, al quale la pubblica accusa aveva chiesto una pena a 9 mesi di reclusione. Per capire quali siano state le ragioni che hanno spinto a una sentenza di assoluzione, bisogna attendere il deposito delle motivazioni.

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