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Cronaca

Processo agli Ultras, in aula anche l'ex allenatore De Canio e Chevanton

I due testi sono stati citati dalla difesa per riferire in merito a due dei presunti episodi a carico degli imputati

LECCE – E’ tornata in aula, con l’ascolto dei primi testi della difesa, citati dall’avvocato Giuseppe Milli, il processo che vede imputati a vario titolo 33 presunti appartenenti al gruppo denominato “Ultrà Lecce”, una delle frangia più calde del tifo giallorosso. L’operazione, scattata a fine maggio 2009, portò all’arresto di 14 persone, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare. Sette finirono in carcere, altri sette ai domiciliari.

In aula, dinanzi ai giudici (presidente Roberto Tanisi) è comparso l’ex allenatore del Lecce Luigi De Canio, in merito alla presunta contestazione all’ex difensore maliano del Lecce, Souleymane Diamoutene (reo di aver indossato la stagione precedente la maglia del Bari), avvenuta presso l'impianto sportivo "Colaci" di Calimera. L’ex allenatore ha spiegato che si è trattato di una contestazione pacifica, una delle tante accadute nella sua lunghissima carriera. Diamoutene lasciò il campo di sua spontanea volontà per andare ad allenarsi in palestra e fu poi escluso nelle successive gare solo per scelta tecnica. De Canio ha inoltre smentito di aver mai subito pressioni o condizionamenti da parte del tifo organizzato. Tesi confermata anche dal suo vice Roberto Rizzo.

Altro teste importante l’ex attaccante giallorosso Ernesto Chevanton, che ha chiarito i rapporti con uno degli indagati, il 41enne Andrea De Mitri, detto Smith. Una vecchia amicizia, tanto che l’ex bomber chiamò il 41enne per andare allo stadio, ma De Mitri gli rispose che non poteva perché sottoposto a Daspo, spiegando che l’unico non sottoposto ad alcuna restrizione era Salvatore “Toti” De Matteis. I due, quindi, contrariamente a quanto sostenuto dall’accusa in un’intercettazione, non erano “a capo” della curva, ma semplicemente due veterani del tifo giallorosso.

In merito alle presunte minacce ai tifosi, un altro teste, invece, ha spiegato come vi fossero altri gruppi all’interno della curva oltre gli Ultras Lecce, distinti e paralleli. Pertanto nessuno poteva imporre il silenzio alla tifoseria, come (secondo l’accusa) avvenuto in occasione della protesta per la tessera del tifoso. A tal proposito l’avvocato Luca Maggi, penalista ed ex esponente del tifo organizzato del Bari, ha spiegato come la protesta fosse nata su scala nazionale. L’avvocato Maggi ha tracciato un profilo sociologico del mondo Ultras, spiegando le differenze tra le tifoserie di Bari e Lecce. L’udienza è stata aggiornata al 17 luglio per l’ascolto dei prossimi testi della difesa.

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