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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Processo "Galatea 2", assoluzione piena in Cassazione per quattro imputati

Annullate senza rinvio, perché il fatto non sussiste, le condanne relative all'assunzione di un funzionario nel Comune di Parabita

LECCE – La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio, perché il fatto non sussiste, la condanna per quattro degli imputati coinvolti nel processo nato dall’inchiesta denominata “Galatea 2”. In primo e secondo grado erano stati condannati a quattro mesi Mirko Vitali; l'ex sindaco di Parabita, Adriano Merico; il suo collaboratore Stefano Prete e Giuseppe Leopizzi, segretario comunale del Comune di Acquarica del Capo. L'ipotesi di reato a carico dei quattro era di abuso di ufficio. L'episodio contestato riguardava l'assunzione di Vitali a dirigente del Settore servizi finanziari del Comune di Parabita. Merico, secondo gli inquirenti, d'intesa con Fasano, avrebbe “indotto la giunta ad approvare un accordo tra il Comune di Parabita e quello di Acquarica del Capo (attraverso Leopizzi) per l'utilizzazione da parte del sindaco di Parabita di graduatorie di selezioni pubbliche approvate dal Comune di Acquarica del Capo per assunzioni a tempo indeterminato, redatto proprio per consentire l'assunzione di Vitali (al secondo posto nelle graduatorie approvate ad Acquarica)”.

Nel ricorso in Cassazione i legali dei quattro (gli avvocati Giuseppe Bonsegna, Luigi Covella, Angelo Vantaggiato e il professor Franco Coppi) avevano evidenziato in maniera netta e precisa le lacune e le errate valutazioni con cui in appello era stata confermata e motivata la condanna. Un ricorso ineccepibile e validissimo sotto il profilo giuridico, tanto da essere riportato in pieno nella relazione introduttiva del procedimento dinanzi ai giudici della Suprema Corte. Lo stesso procuratore generale, alla luce di quanto evidenziato, aveva chiesto l’annullamento della sentenza senza rinvio. C’è voluta dunque una lunga e complessa battaglia legale per dimostrare come quell’assunzione fosse del tutto regolare e come le persone coinvolte abbiano agito nel pieno e profondo rispetto delle regole e delle norme. Una sentenza di assoluzione che ripaga, almeno in parte, quattro professionisti che in questi anni si sono battuti per dimostrare la propria innocenza e la propria integrità. Grande soddisfazione è stata espressa dall'avvocato Bonsegna, decano dei penalisti salentini, presente alla lettura del dispositivo. 

Annullata con rinvio la sentenza di condanna a un anno e due mesi di reclusione per Stefano Zampino (assistito dagli avvocati Pasquale e Giuseppe Corleto), all’epoca dirigente del servizio strade della Provincia di Lecce, accusato di falso in atto pubblico aggravato. Zampino avrebbe, secondo gli inquirenti, falsamente attestato (nella delibera n. 368 del 24 novembre 2008) che nessuna istanza di sanatoria era pervenuta al servizio strade della Provincia in merito al servizio di cartellonistica pubblicitaria stradale, nonostante il 3 novembre 2008 la stessa Serfin (azienda incaricata di procedere al recupero delle somme dovute da chi aveva installato mezzi pubblicitari con autorizzazione) avesse già provveduto a inviare un elenco di domande di sanatoria.

Sulla vicenda è intervenuto l’avvocato Flavio Fasano, coinvolto nella stessa inchiesta e condannato in primo grado a gennaio scorso a 3 anni e mezzo (a fronte di una richiesta della pubblica accusa di sei anni e di un’assoluzione per due dei tre episodi contestati). “Quelli sui cui si è espressa la Cassazione – commenta Fasano – sono i fatti per cui il pubblico ministero Elsa Valeria Mignone aveva chiesto una mia condanna a sei anni, in una sentenza di cui attendo di conoscere le motivazioni per proporre appello”. “Ritengo questa sentenza della Cassazione anche una mia vittoria personale – prosegue l’avvocato gallipolino –, perché, di fatto, conferma la mia professata innocenza e rende giustizia all’ingiustizia fin qui da me subita, e del peso con cui ho dovuto affrontare la campagna elettorale per la candidatura a sindaco di Gallipoli”.

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