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Cronaca

Proscioglimento ex amministratore Bpp, parte civile: "Pronti a impugnare sentenza"

Dopo il proscioglimento (per intervenuta prescrizione) dell'ex amministratore delegato della Bpp la vicenda può dirsi tutt'altro che conclusa. La parte civile, Luigi Di Napoli, si prepara a continuare la propria battaglia giudiziaria

LECCE – Dopo il proscioglimento (per intervenuta prescrizione) dall’accusa di usura dell’ex amministratore delegato della Banca Popolare Pugliese (tra il 1994 e il 1996) Luigi Cataldi, 77enne di Parabita, la vicenda può dirsi tutt’altro che conclusa. I giudici della seconda sezione penale (presidente Pasquale Sansonetti, a latere Michele Toriello) hanno dichiarato l’intervenuta prescrizione al termine della camera di consiglio, accogliendo la richiesta del pubblico ministero Roberta Licci e della difesa dell’imputato, gli avvocati Pasquale e Giuseppe Corleto.

La parte civile, Luigi Di Napoli, si prepara a continuare la propria battaglia giudiziaria: “Paradossalmente il Tribunale, corregge e accoglie l’eccezione di intervenuta prescrizione, già rigettata dalla Corte d’Appello. Nella fattispecie il delitto di usura si prescrive, ai sensi degli articoli 644 numero 1 e 3 cpp e 644 ter cpp, il 3 maggio 2022, avendo, la banca, riscosso un cospicuo pagamento, il 3 maggio 2007”.

“Se non fosse inesistente e/o nulla come, credo, anche per difetto di costituzione del collegio: uno dei giudici, Michele Toriello è mia controparte in un processo a Catanzaro promosso da 5 anni) e per mortificazione del contraddittorio per mancanza di notifica ad una parte importante del processo ed alla sua ingiustificata estromissione". Per dovere di cronaca occorre precisare che Di Napoli ha citato in giudizio il giudice Toriello per fatti che attingono all'esercizio delle sue funzioni, cosa non prevista dalla legge. Per questo Toriello non si è mai costituito in giudizio e i giudici di Catanzaro hanno dichiarato l'azione inammissibile.

"Per l’ingiustificato abbuono di almeno sette anni di anzianità ai fini della prescrizione e probabilmente per altri motivi che emergeranno leggendo la motivazione, ci troveremmo e ci troviamo, solo dinanzi ad una sentenza di primo grado – e quindi impugnabile – nei confronti di un solo amministratore e non ancora degli altri e della stessa banca, di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione” dice Luigi Di Napoli, “parte civile con le sue aziende, con sua moglie e con sua figlia contro Luigi Cataldi, ex amministratore delegato del tempo della Banca Popolare Pugliese, chiamata, anche, quale responsabile civile, imputato per usura aggravata in permanenza attuale avendo preteso da me e dalle società da me rappresentate interessi fino al 292% annuo. Banca che è, invece, debitrice mia e delle mie aziende, di oltre tre miliardi di vecchie lire oltre alla rivalutazione ed agli interessi: circa venticinque miliardi di vecchie lire, insomma. Dopo quasi 20 anni, siamo, purtroppo, ancora alle prime battute, non è affatto chiuso il processo contro l’ex ad della Banca Popolare Pugliese”.

“Non c’è stata nessuna – come correttamente e professionalmente distinto da Lecce Prima  aggiunge Di Napoli – sentenza di assoluzione nel merito che sulla dichiarazione di improcedibilità per intervenuta prescrizione> e che il Tribunale, ai sensi dell’art.129 cpp, avrebbe dovuto pronunciare se ci fosse stata <l'assoluta assenza della prova di colpevolezza a carico dell'imputato ovvero la prova positiva della sua innocenza> . Questo prevede il codice di procedura penale e questo insegna e conferma la Suprema Corte di Cassazione (da ultimo, Cass. pen. Sez. VI, 22/01/2014, n. 10284)”.

“Evidentemente – spiega la parte civile – i giudici del Tribunale, peraltro diversi, ancora una volta, nelle cause che riguardano il sottoscritto da quelli naturali predeterminati per legge, in un processo nato il 15 maggio del 1996 e nel quale, nel corso dei primi 15 anni si è potuto vedere di tutto, in mio danno, dei beni miei e delle mie attività, dell’immagine e del decoro della Giustizia e del diritto di proprietà, non se la sono sentita di pronunciare una sentenza di assoluzione nel merito”.

Lo stesso procuratore Cataldo Motta, in una nota inviata al prefetto nell’ottobre del 2012, ha evidenziato (evidenzia Di Napoli) che “il reato perdura fino a quando non cessano le dazioni degli interessi”.

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