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Cronaca

Scuola, adesione massiccia alla protesta. La figura del "super preside" fa paura ai prof

Docenti, precari e personale scolastico hanno incrociato le braccia per protestare contro la figura del preside manager, le assunzioni per chiamata diretta e la possibile modifica dei contratti e livelli salariali. Bari gremita di persone, manifestazioni in tutta la provincia, compresa Gallipoli

GALLIPOLI – Insegnanti, personale scolastico, precari, genitori e studenti sono scesi in piazza, anche a Gallipoli, per manifestare contro la “buona scuola” voluta dal governo Renzi. Per loro una cattiva, per non dire pessima, versione moderna dell’istruzione pubblica che ora insegue in modello privatistico aziendale. Lo sciopero generale odierno è stato indetto su scala nazionale dai sindacati maggiormente rappresentativi del comparto, quindi Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals e Gilda.

La concentrazione maggiore è prevista in sette piazze principali, lungo tutto il Paese: Aosta, Bari, Cagliari, Catania, Milano, Palermo e Roma. Nel capoluogo pugliese sono confluiti i lavoratori delle vicine Basilicata e Calabria, oltre agli insegnanti giunti da ogni punto della regione: basti pensare che dalla sola provincia di Lecce sono partiti almeno quattro pullman messi a disposizione dalle organizzazioni sindacali. 

Ciò a conferma dell’adesione altissima allo sciopero che, per ora, non sembra aver tradito le aspettative: rispetto al 66 percento registrato in occasione della riforma Gelmini, che pure era riuscita a paralizzare il comparto, per la giornata del 5 maggio è stata prevista un’adesione addirittura superiore, vicina all’80 percento.  Nei giorni scorsi le assemblee del personale scolastico hanno registrato una presenza altissima di persone con sale ovunque, gremite. In diversi punti del Salento (da Lecce a Gallipoli fino a Tricase) sono stati allestiti palchi e gli insegnanti si sono dati appuntamento in piazza, armati di striscioni, volantini e fischietti.

Il vento della protesta contro il disegno di legge, al vaglio del Parlamento, soffia sempre più forte. Ed è soprattutto l’incertezza delle posizioni contrattuali e salariali a far salire, di ora in ora, il termometro del malessere generale: il piano delle assunzioni dovrebbe prevedere 50mila persone in meno e gli insegnanti temono che il loro contratto venga rimodulato secondo le esigenze della nuova “scuola azienda”. Gli stessi criteri di reclutamento, in gran parte lasciati nelle mani dei presidi-manager, creano forti perplessità perché privi delle garanzie di trasparenza ed obiettività che regolano il pubblico impiego.

La nuova frontiera di discrezionalità lasciata ai dirigenti rappresenterebbe una minaccia alla libertà d’insegnamento: il nuovo preside leader, immaginato nel ddl, potrebbe diventare una figura dotata di enormi poteri che spaziano dalla scelta e valutazione dei nuovi docenti, fino all'assegnazione di premi ed alla compilazione del cosiddetto “Pof triennale”.

scuola1-3-4“Il reclutamento del personale tramite chiamata diretta non rispetta i principi democratici e costituzionali – spiega Maria Grazia Rizzo, docente presso il liceo scientifico e linguistico “Vallone” di Galatina, dal margine di piazza Carducci a Gallipoli – : l’impostazione del pubblico impiego prevede, infatti, il superamento di appositi concorsi. Siamo preoccupati per la possibilità che i nuovi dirigenti siano lasciati liberi di assumere scelte discrezionali, svincolate da qualunque criterio oggettivo”.

Altra nota dolente è quella dei precari: “E’ vero che il governo parla di nuove assunzioni di ruolo, così come accade ogni anno – aggiunge l’insegnante - , ma non è chiara la fine che faranno tutti quei precari che hanno acquisito dei titoli, studiando anni presso la Ssis, ed ottenendo una garanzia di accesso per mezzo delle graduatorie”.

Le ricadute sugli studenti sembrano essere altrettanto preoccupanti perché a rischio potrebbero esserci sia la continuità didattica che la qualità dell’insegnamento, considerato il ruolo marginale (di tipo solo consultivo) del nuovo collegio docenti.

Da Bari a Gallipoli contro la riforma del governo Renzi

“Il potere dei dirigenti scolastici fu ridimensionato già nel ’73, ’74, ora dovrebbero tornare ad essere i padroni indiscussi. Ma la scuola non è un’azienda – puntualizza Fosco Guglielmi della Uil -: al suo interno non si lavorano pezzi di materiali, ma si promuovono l’educazione, la crescita e l’istruzione dei giovani. Per quanto riguarda il versante salariale, siamo riusciti a modificare qualcosa all’interno del Ddl, ma vale la pena di ricordare che tutti gli stipendi dei docenti sono bloccati da otto anni, mentre il costo della vita continua a crescere esponenzialmente”.

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