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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Usura, solo quattro denunce nel 2017. Una rete per ritrovare fiducia nello Stato

Presentato un protocollo in prefettura: le banche entro due mesi dovranno erogare il credito, lo stato di protestato non sarà pregiudizievole

LECCE – Nei primi dieci mesi del 2017 le denunce di casi di usura sono state appena 4, quelle per estorsione 102. Per entrambe le fattispecie si tratta del dato più basso degli ultimi tre anni ed è comunque inverosimile: questi fenomeni criminali sono infatti molto più estesi di quelli che vengono alla luce. Le vittime, evidentemente, continuano ad avere paura e comunque mostrano riluttanza a fidarsi delle istituzioni.

Per invertire la rotta è stato sottoscritto in prefettura un protocollo d’intesa per la prevenzione e il contrasto nella provincia di Lecce. Un provvedimento che si richiama all’accordo quadro del 2007 e che, con la parole del prefetto di Lecce, Claudio Palomba, “va a favore dei cittadini e delle imprese”. Lo hanno firmato, oltre a Banca d’Italia, undici istituti bancari, otto Comuni, una quindicina di associazioni di categoria e poi ancora ordini professionali.

Punto qualificante è quello sui tempi di risposta da parte degli istituti di credito nei confronti della persona che si trova in condizione di vulnerabilità e che chiede l'accesso al credito: un mese per l’accettazione della pratica, un altro per l’erogazione del denaro. Nel protocollo si specifica anche che la condizione di protestato non può essere considerata pregiudizievole.

All’incontro ha partecipato il commissario straordinario per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, Domenico Cuttaia, che ha quantificato in un milione di euro la somma complessivamente assegnata nell’ultimo anno a cinque vittime di usura (268mila euro) e ad altrettante colpite da estorsione (724mila euro) in provincia di Lecce. Numeri ancora una volta esigui se rapportati alla diffusione dei reati e che attestano una sorta di rassegnazione e pessimismo nei confronti degli strumenti di sostegno economico esistenti.

L’ex prefetto di Venezia e ancora prima di Brindisi non si è sottratto ad una domanda sul caso giudiziario che vede il rinvio a giudizio di 24 persone coinvolte a vario titolo nelle “disavventure” di Antiracket Salento, accusata di aver frodato i finanziamenti pubblici ottenuti: “È stata fatta una indagine seria e scrupolosa, ci sarà un processo. Non c’è niente di peggio per una vittima che trovarsi di fronte chi fa il doppiogioco, a chi addirittura sfrutta il disagio e la difficoltà delle vittime per appropriarsi di denaro. Non voglio colpevolizzare nessuno ma bisogna intervenire in maniera rigorosissima perché i cittadini hanno bisogno di fidarsi. Per questo ho raccomandato ai miei colleghi prefetti un’opera scrupolosa di selezione nel registro prefettizio delle associazioni”.

Alla vicenda leccese aveva già fatto riferimento il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini, affermando la necessità da parte delle istituzioni di reagire subito nel momento in cui alcuni meccanismi si inceppano: “Ho incontrato imprenditori che si sentono soli e ricevuto lettere di commercianti disperati”, ha dichiarato il primo cittadino, Carlo Salvemini, auspicando uno sforzo collettivo per semplificare il rapporto complesso, burocratico e farraginoso che lega i cittadini alla pubblica amministrazione e alle banche. È l’assenza di fiducia, del resto, anche per il procuratore generale di Lecce, Antonio Maruccia, il nodo da sciogliere perché “la legalità conviene anche dal punto di vista economico, ma spesso gli imprenditori non conoscono gli strumenti che hanno a disposizione”.

Valerio Perrone, in rappresentanza di “Sos impresa rete delle legalità Puglia”, non ha esitato a mettere il dito nella piaga, sottolineando di assistere alla firma di un protocollo per la terza volta a Lecce e per la quinta nella regione. Vittima egli stesso della criminalità negli anni novanta, ha raccontato la vicenda di un imprenditore che nel 2016 ha dovuto “congelare” per qualche tempo la somma di circa 100mila euro ricevuta dal fondo di solidarietà perché la banca non consentiva l’apertura di un conto corrente per imprese a causa di qualche problema con Equitalia. Ai rappresentanti del mondo bancario presenti in sala, Perrone ha quindi detto: “Avete un potere di vita e di morte sulle aziende”.

Il presidente di Confindustria Lecce, Giancarlo Negro, ha suggerito una relazione inversamente proporzionale tra l’alto numero di intimidazioni e furti ai danni delle imprese e il basso numero di denunce e ha spiegato: “L’unica strada è quella di creare una rete di protezione”. Negro ha poi chiesto una maggiore attenzione nella demarcazione tra imprese sane e imprese che agiscono oltre la linea di confine, precisando come il racket si manifesti anche con l’imposizione di assunzioni e forniture. 

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