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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Gagliano del Capo

Prova a chiamare la vittima e due amiche, Vitali ritorna in carcere

Il 30enne di Gagliano del Capo ha palesemente violato le prescrizioni mentre era ai domiciliari. Nel pomeriggio eseguita la misura cautelare

GAGLIANO DEL CAPO – Più telefonate fra ieri sera e questa mattina. Rivolte a due amiche della fidanzata 27enne, che ha accoltellato sette volte, la notte fra sabato e domenica scorsa, mandandola in Rianimazione. E tentativi di contattare persino la stessa vittima. Chiaramente impossibilitata a parlare, in questo momento. Semmai abbia un briciolo di desiderio di sentire la sua voce.

Finisce così di nuovo in carcere Giorgio Vitali, il 30enne di Gagliano del Capo già in arresto per tentato omicidio. Un giorno solo era stato in cella, a Borgo San Nicola, dopo il raptus seguito dalle coltellate che solo per puro miracolo non hanno provocato la morte della vittima: il 3 settembre. Il giorno dopo, al momento della convalida del fermo, la decisione del giudice per le indagini preliminari - che ha sollevato dibattiti e perplessità -, di farlo rientrare a casa, ai domiciliari.

Nel pomeriggio prelevato da casa

VITALI GIORGIO (1)-3Già questa mattina sul tavolo del sostituto procuratore Maria Rosaria Micucci era presente una dettagliata informativa dei carabinieri della compagnia di Tricase sulle evoluzioni delle ultime ore. E nel pomeriggio Vitali è stato prelevato da casa e portato in carcere per inosservanza alle prescrizioni. Durante la detenzione domiciliare, come noto, bisogna osservare rigide regole. Quella di non varcare la soglia di casa per uscire è solo una delle tante. Non si possono, infatti, avere contatti con persone esterne a quelle con cui si coabita, il proprio avvocato o il medico curante. E invece, Vitali, scosso e dettosi pentito, non ha resistito alla pulsione di agguantare il telefono e provare ad avere notizie della 27enne in via fin troppo diretta.

I carabinieri dipendenti dalla compagnia di Tricase, ovviamente, hanno svolto riscontri sulle telefonate e ascoltato in caserma le amiche della giovane ricoverata dalla notte dell’accoltellamento al “Cardinale Panico” di Tricase. E così, avvisata la Procura, sono scattate le manette in men che non si dica. Tutto questo, mentre era già stato depositato in cancelleria l’appello al Riesame, proprio per ottenere il ripristino della carcerazione. I domiciliari, per gli inquirenti, una misura troppo blanda.

Il fatto alle 22 del 2 settembre

Vitali, che è difeso dall’avvocato Paolo Pepe, era stato fermato alle prime ore del 3 settembre, dopo una telefonata del 118 ai carabinieri per avvisarli di quanto avvenuto a casa di parenti della ragazza, a Morciano di Leuca. Le indagini sono state condotte in maniera molto rapida dai militari della stazione di Salve e dell’aliquota operativa di Tricase.

Motivi di gelosia alla base dell’accoltellamento. La 27enne era stata trovata dai soccorritori quasi priva di sensi nel bagno. La lite era nata attorno alle 22 di sera. Vitali aveva colpito la ragazza cogliendola di sorpresa, alle spalle, con un coltello da cucina, allontanandosi subito dopo, non senza però chiedere soccorso sanitario per lei. Rintracciato dai carabinieri e incalzato, dopo un primo tentativo di depistare le indagini, cadendo più volte in contraddizione, aveva finito per confessare il tentato omicidio in presenza del suo avvocato, dando indicazioni anche per il ritrovamento del coltello.

Il giorno dopo, martedì 4 settembre, il gip Vincenzo Brancato ha però accolto la richiesta dell’avvocato Pepe di attenuare la misura, concedendo i domiciliari, visto che incensurato, che ha confessato tutto, che s’è mostrato pentito e ritenendo che non vi fossero pericolo di fuga e di reiterazione del reato. Ma quelle telefonate, al di là di quali fossero le intenzioni, hanno finito per inchiodare nuovamente Vitali.

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