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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

Le assegnarono un alloggio nel 2005. Oggi ha 85 anni e non ci ha mai messo piede

L'avvocato Provenzano assiste un'anziana leccese a cui sette anni addietro fu riconosciuto il diritto ad una casa popolare, ma la donna non ne è mai entrata in possesso perché l'immobile venne occupato abusivamente da altri

 

LECCE – Aveva 78 anni quando lo  Iacp le riconobbe il diritto all’assegnazione di un alloggio popolare. Oggi ne ha 85, ma in quella casa non ha ancora messo piede. Durante i sette anni trascorsi in una vana ed estenuante attesa, una serie di pronunciamenti del giudice non sono ancora serviti a porre fine ad una vicenda – ricostruita punto per punto dall’avvocato Piergiorgio Provenzano - che vede involontaria protagonista un’anziana leccese.

Tutto inizia nel gennaio del 2005 quando l’Uffico case del Comune di Lecce convoca la signora per comunicarle l’individuazione di un alloggio adatto alle sue esigenze. Il 31 di quel mese, però, il sopralluogo nell’appartamento non può essere effettuato perché la porta era stata precedentemente murata per evitare incursioni ed occupazioni abusive.

L’11 di marzo viene emanato il decreto di assegnazione e dieci giorni dopo, ottemperate le incombenze del caso, la donna firma il contratto di locazione che prevede il pagamento di un canone di 16 euro mensili, il che per un’anziana con la pensione minima è una autentica boccata d’ossigeno. Trascorrono solo pochi giorni e lo Iacp comunica l’impossibilità di procedere alla consegna perché, intanto l’immobile è stato occupato. Il 30 marzo la legittima assegnataria presenta, attraverso l’avvocato Provenzano, diffida al Comune e allo Iacp perché procedano, ciascuno per le proprie competenze, a rendere effettivo il godimento dell’alloggio. Palazzo Carafa risponde a stretto giro di posta dichiarando di aver esaurito il suo ruolo contestualmente all’emissione del decreto di assegnazione.

Il 9 maggio viene depositato in procura l’esposto, nel quale, tra le altre cose, si evidenzia come le modalità e i tempi con i quali si sarebbe proceduto all’occupazione della casa escluderebbero gli autori dai benefici della sanatoria prevista da una legge regionale del 2005. Dalla denuncia nasce un procedimento penale che si concluderà poi il 14 gennaio 2011 con una sentenza di condanna, poi passata in giudicato, per occupazione abusiva e falso (per aver retrodatato la decorrenza dell’occupazione).

La donna continua la sua battaglia rivolgendosi anche al Tribunale di Lecce chiedendo un provvedimento d’urgenza che arriva il 4 novembre del 2008 con l’ordine allo Iacp di eseguire la consegna dell’immobile. Ma, spiega l’avvocato Provenzano, lo Iacp non libera l’alloggio né provvede all’individuazione di uno sostitutivo. La signora, il cui mantenimento grava in parte anche sui figli che l’aiutano a pagare il canone di affitto della casa dove vive a prezzo di mercato, decide allora di chiedere un risarcimento del danno, consistente nella differenza tra quanto pagato effettivamente da quando le è stato riconosciuto il diritto ad un alloggio popolare e l’importo del canone sociale che avrebbe dovuto corrispondere.

Con una sentenza dei giorni scorsi, il giudice, ribadendo il diritto della signora a vivere in quella casa,  ha condannato lo Iacp al risarcimento. A questo punto, scrive Provenzano, lo Iacp ha fatto ricorso in appello sostenendo che l’occupazione abusiva avrebbe impedito di adempiere all’obbligazione giuridica della consegna, presentando inoltre istanza alla Corte d’appello perché sospenda l’efficacia della sentenza di primo grado. Ma la richiesta è stata respinta e questo significa che anche in pendenza del giudizio di appello, la donna, oggi 85enne, dovrebbe essere messa in condizione di entrare in quella casa per la quale firmò nel 2005 il relativo contratto di locazione.

L’avvocato Provenzano, nelle ultime ore,  ha preso carta e penna per scrivere allo Iacp, invitando il presidente e il direttore generale a dedicare alla vicenda della sua assistita la stessa determinazione che l’ente ha dichiarato di voler dedicare alla lotta all’abusivismo. E’ di poche settimane addietro, infatti, la vicenda sul presunto voto di scambio denunciata da una coppia di leccesi che avevano preso possesso dell’alloggio popolare di una persona che viveva da sola alal quale avevano lasciato - con trattativa privata - il proprio, di dimensioni minori. Ma a cose fatte, l’amara sorpresa: per inadempienze del precedente inquilino si sono visti notificare un avviso di sfratto la cui esecuzione è stata rimandata – per ragioni di salute – alla metà di novembre.

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