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Cronaca

Puglia, ora e da sempre terra di frontiera. E di silenziosa e operosa accoglienza

E' inevitabile che le tragedie del Canale di Sicilia richiamino tutta l'attenzione del circo mediatico nazionale ed estero, ma ciò non sposta di una virgola la necessità di interrogarsi sulle dimensioni anche per la Puglia di un fenomeno oramai endemico

LECCE – Nel destino della Puglia e del Salento, sua estrema propaggine meridionale, appare inciso a caratteri indelebili il suo essere terra di frontiera, irrimediabilmente, attraverso i secoli. Talvolta base di partenza di poderose ondate migratorie, talaltra punto di arrivo di flussi di esseri umani disperati alla ricerca di condizioni di vita migliori, secondo picchi che richiamano fattori demografici ed economici sovranazionali.

I miti di fondazione delle della gran parte delle città pugliesi richiamano una figura arrivata sulle coste da civiltà che allora apparivano lontane, ma che oggi sono resi prossimi da una globalizzazione impetuosa e da una preoccupante instabilità geopolitica che scaricano le loro contraddizioni sulle zone bagnate dal mare e protese verso il Sud.

Il Salento è stato in un recente passato l’orizzonte della speranza per migliaia di persone in fuga dal crollo del regime comunista albanese. E senza mai aver smesso negli anni di essere punto di approdo di traversate costate molti denari a beneficio di trafficanti senza scrupoli, sta tornando oggi ad essere in prima linea perché in questa fase la vicina Grecia, ancora disastrata da una crisi economica pagata con lacrime e sangue, è il porto dal quale prendono il largo gommoni e piccole imbarcazioni stipate di donne, uomini e bambini. La cronaca di queste ore lo dimostra.

Forse è inevitabile che le tragedie del Canale di Sicilia richiamino tutta l’attenzione del circo mediatico nazionale ed estero, ma ciò non sposta di una virgola la necessità di interrogarsi sulle dimensioni e le conseguenze anche per la Puglia di un fenomeno che è oramai divenuto endemico e che preannuncia una nuova accelerazione, con la complicità della bella stagione.

Non saranno le idiozie di una classe politica sempre più mediocre a spostare di un millimetro da una parte la sete di pace, di libertà e di lavoro di una massa umana che ha il diritto ad una vita migliore, dall’altra  le paure di una parte del popolo italiano angosciato dal pericolo di infiltrazioni di cellule del fondamentalismo islamico e portato istintivamente a scaricare sulla diversità, di lingua, di colore della pelle, di religione le frustrazioni e i fallimenti nel progresso economico e sociale. Meccanismi psicologici che nella società di massa sono noti da tempo e che non hanno mai dato buoni frutti.

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