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Cronaca

Omicidio di piazza Palio, resta in carcere il presunto assassino

Salvatore Polimeno, accusato della morte di Valentino Spalluto, il 20enne freddato lo scorso 2 agosto, resterà in cella. I giudici del Tribunale del riesame hanno respinto l'istanza di scarcerazione, presentata dai legali

LECCE – Resta in carcere Salvatore Polimeno (detto Andrea), 23enne leccese, accusato dell’omicidio di Valentino Spalluto, il 20enne originario di Surbo assassinato il 2 agosto scorso in piazza Palio. I giudici del Tribunale del Riesame hanno respinto l’istanza di scarcerazione presentata dai legali del 23enne, gli avvocati Giovanni Battista Cervo ed Elisabetta Cretì, che avevano evidenziato la mancanza di gravi indizi di colpevolezza.

Nel corso delle indagini, condotte dagli agenti della squadra mobile di Lecce e coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica Carmen Ruggiero, sono stati raccolti una lunga serie di indizi nei confronti del killer, attraverso intercettazioni, tabulati telefonici e testimonianze. Fondamentale si è rivelata la deposizione di tre testimoni oculari, tre giovani tra i 15 e i 16 anni, che hanno riconosciuto Polimeno e hanno avuto il coraggio e la forza di raccontarlo agli inquirenti, rompendo quel muro di omertà che i loro stessi genitori avrebbero voluto preservare. La loro deposizione sarà ora raccolta in sede di incidente probatorio e depositata agli atti.

Il pomeriggio del 2 agosto, verso le 16.45, Salvatore Polimeno avrebbe raggiunto piazza Palio con il suo scooter e, dopo aver fatto un paio di giri di perlustrazione, avrebbe parcheggiato la moto, impugnato la pistola calibro 38 ed esploso tre colpi, scambiando la vittima per Alessandro Leo, che lavorava nella stessa squadra del ragazzo di Surbo. Prima di sparare, però avrebbe sollevato la visiera del casco, rendendosi ben riconoscibile agli occhi dei giovani testimoni. Poi si sarebbe allontanato a bordo dello Scarabeo, noto nel quartiere per un asino degli Ultrà Lecce, tornando a casa dai familiari, che gli hanno sentito urlare: "Hanno ammazzato Leo!".

È stata proprio uno dei suoi familiari, attraverso una telefonata anonima fatta il giorno dopo, a indirizzare ulteriormente i sospetti sul 23enne. L'omicidio sarebbe scaturito nell'ambito di una violenta lite scoppiata tra Leo e Polimeno, per questioni legate, secondo gli investigatori, alla cessione di droga. Il 27, un paio di mesi prima dell'omicidio, avrebbe schiaffeggiato l'assassino, accusandolo di averlo imbrogliato, cedendogli meno eroina del dovuto. Uno scambio di persona che ha spezzato la vita di Valentino Spalluto.

Un impianto accusatorio che la difesa del 23enne ha cercato di demolire, ritenendo la versione dei testimoni inattendibile. Inoltre, secondo l’avvocato Cervo, l’arrestato non avrebbe potuto impugnare l’arma e fare fuoco, perché affetto da una grave patologia motoria agli arti superiori. Una tesi che, però, non ha convinto i giudici del Riesame.

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