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Cronaca Nardò

Richiesta spesa della pratica, ma è morta da 2 anni

Nardò: singolare vicenda per una famiglia: ingiunzione di pagamento di 3mila e 200 euro disposta dal Giudice di pace su richiesta del legale che aveva presentato un ricorso relativo alla prima istanza

Si potrebbe catalogare come l'ennesimo caso di mala-burocrazia o di lentezza istituzionale. Di certo non è stata una bella sorpresa quella trovata nell'uovo di Pasqua, appena una settimana addietro, dalla famiglia Bianco di Nardò. Una "bella" ingiunzione di pagamento di oltre tremila euro recapitata ai familiari di un'anziana deceduta da un paio d'anni per il pagamento di una parcella legale e delle spese relative ad una vecchia pratica per il riconoscimento dell'invalidità civile. A sollecitare la disposizione, tramite il Giudice di pace, è stato proprio il legale che per conto della donna (ormai defunta) e del sindacato di riferimento, aveva seguito dal 2003 l'avvio della procedura esposta presso l'Inps e peraltro accolta solo, per così dire, parzialmente e il relativo ricorso contro l'ente previdenziale. Vicenda singolare e che viaggia sulle interpretazioni giurisprudenziali sulle quali si interrogano oggi i nipoti dell'anziana venuta a mancare nel 2006. Anche perché la destinataria del decreto ingiuntivo è proprio la defunta. Riavvolgendo i termini della questione tutto parte proprio dal 2003 quando l'esito di una domanda di invalidità civile presentata a causa delle precarie condizioni di salute della donna veniva sì accettata dalla Commissione medica dell'Istituto di previdenza, ma con una percentuale pari a cento, non sufficiente a decretare lo stato di invalidità totale.

A questo punto l'anziana donna, su suggerimento del sindacato di riferimento e sulla base delle proprie condizioni di salute tutt'altro che agevoli, presentava un apposito ricorso tramite un legale del foro leccese. Di tale ricorso, secondo la ricostruzione della nipote della donna, non si è avuto contezza per quasi tre anni. Periodo durante il quale la ricorrente si è ulteriormente aggravata (in quanto cardiopatica e affetta da morbo di Parkinson) tanto da presentare ex novo una seconda istanza per il riconoscimento dell'invalidità civile permanente, questa volta convalidata dalla commissione medica esaminatrice per conto dell'Inps con l'attribuzione del 100 per cento di invalidità. Una manna dal cielo per la malcapitata anziana neritina visto che anche le sue condizioni economiche erano tutt'altro che confortanti e le spese mediche sempre più onerose all'ordine delle 200 e passa euro mensili, non mutuate dal servizio sanitario. Siamo giunti così nei primi mesi del 2006 quando la donna vede riconosciuto il suo stato di invalidità con validità retroattiva e con un vitalizio pari a 400 euro mensili.

Destino beffardo visto che l'anziana è venuta a mancare nello stesso anno, potendo usufruire per poco tempo delle somme arretrate e non anche dell'assegno mensile di quattrocento euro per il sopravvenuto decesso. Triste storia finita? "Neanche per idea" spiega la nipote della donna Lorella Bianco, "visto che dopo cinque anni di assoluto silenzio sul famoso ricorso contro i rilievi della prima istanza per l'invalidità di mia nonna, ci siamo visti recapitare l'ingiunzione di pagamento da parte del Giudice di pace, per altro indirizzata proprio a mia nonna morta da due anni, per le spese legali e di quel ricorso sollecitate dal legale interessato e che per legge dovrebbero essere a carico del sindacato a cui si era rivolta mia nonna". Per la cronaca si tratta di una "sollecitazione" di pagamento (sicuramente legittima da parte del richiedente, ma forse da far valere nei confronti del sindacato convenzionato) pari a 3200 euro, che ora pendono sul capo degli ignari "eredi" che ritengono tale richiesta del tutto "fuori luogo".

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