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Cronaca

Operaio di Trenitalia deceduto, la Procura chiede oltre 6 anni di carcere

Sono cinque le richieste di condanna tra dirigenti e medici di Trenitalia accusati di omicidio colposo per la morte avvenuta nel 2004 di Carmelo Daga. Sei, invece, le assoluzioni invocate dal pubblico ministero

 

LECCE – Sono cinque le richieste di condanna formulate dall’accusa nel processo che vede imputate 11 persone tra dirigenti e medici di Trenitalia accusati di omicidio colposo per aver provocato la morte di Carmelo Daga, all'epoca 53enne, operaio affetto da problemi respiratori, deceduto il 31 agosto del 2004. Il pubblico ministero d’udienza, Giuseppe Capoccia, ha invocato una condanna a 1 anno e quattro mesi per Gaetano Colonna, 70 anni di Monteroni; Ottavio Simeone, 68 anni di Sternatia; Renato Rizzo, 61 anni di Maglie; Giovanni Lolli, 60 anni di Corigliano d'Otranto e Nicola Cospito, 59 anni di Taranto (medico in servizio presso le ferrovie). Chiesta l’assoluzione, invece, per Savino Abruzzese, 60 anni di Andria; Agostino Romita, 65enne di Bari; Mauro Filaninno, 82 anni e Angelo Torres, 64enne, entrambi di Bari, Anna Carla Cozzologno, 56 anni di Conversano e Felice De Nicola, 63enne di Scalfati in provincia di Salerno.

Secondo l’ipotesi accusatoria i dirigenti di Trenitalia avrebbero consentito a Daga di continuare a svolgere le sue mansioni nel settore meccanico, con la conseguente esposizione a fumi di saldatura, gas di scarico e agenti chimici dannosi nonostante fosse affetto da enfisema polmonare. Ai medici, invece, è contestato di aver dichiarato l'idoneità di Daga a svolgere quel tipo di lavoro nonostante la sua patologia. All'uomo nell'aprile del 1980 fu diagnosticato un enfisema polmonare, a seguito del quale chiese ai suoi datori di lavoro la causa di servizio; le visite mediche non diedero mai un responso negativo sulle condizioni di salute di Daga che solo nel 1998 fu spostato di settore dal capo dell'Officina manutenzione rotabili, nonostante tre anni prima fosse stata già consigliata una scelta in tal senso da parte del medico competente. L'accusa sostiene che il continuo contatto con il tipo di materiale che Daga si trovava a gestire quotidianamente nel corso degli anni, avrebbe aggravato la sua situazione clinica e avrebbe favorito il sopravvenire nel 2004 di uno pneumatorace che si rivelò fatale. 

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