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Cronaca

Sciopero della fame, lavoratori allo stremo ricoverati in ospedale. Incontro col vescovo

Al quarto giorno il quadro clinico dei due dipendenti Axa ha consigliato il ricovero: pressione arteriosa troppo bassa. A Palazzo Adorno momenti drammatici: tra crisi di pianto ed esplosioni di rabbia continua la protesta di 29 dipendenti della società Axa

LECCE – Per il personale del 118, che negli ultimi giorni a Palazzo Adorno si fa vedere spesso, ci sono pochi dubbi: la situazione è delicata. Insistono per conivncere i due lavoratori che stanno attuando lo sciopero della fame ad acconsentire al ricovero. Bisogna fare degli esami, perché i parametri vitali non sono affatto tranquillizzanti: la pressione arteriosa è molto bassa, la massima non supera gli 80. Carlo e Claudio, 52 e 53 anni, non mangiano da lunedì.

Le telefonate con la centrale operativa si susseguono: i medici fiutano il pericolo. Oltre alle ovvie conseguenze sul piano fisico, bisogna infatti considerare il carico dello stress psicologico. Ce ne vuole per convincere i due, anche se non hanno quasi più la forza di parlare. I colleghi li esortano al trasferimento in ospedale, che finalmente si realizza intorno alle 10.45: un’ambulanza si dirige al nosocomio di Copertino, l’altra a Galatina.

Crisi di pianto, pugni che si abbattono sui tavoli, rabbia a dolore. Urla contro i componenti dello staff del presidente della Provincia: il loro peso sul bilancio dell’ente è considerato oramai un lusso che non ci può permettere a fronte del dramma occupazionale che si sta consumando. La sala giunta, che dal 12 marzo è diventato il quartier generale della protesta di 29 dipendenti della società Axa, comunica con l’ufficio del presidente e con quello di un suo stretto collaboratore. La convivenza fino ad oggi è stata civile, ma i segnali di esasperazione delle ultime ore sono evidenti. La prossimità delle elezioni regionali non gioca nemmeno a favore di una discussione razionale: ci sono visite di esponenti e incontri inconcludenti che finiscono per esasperare la condizione psicologica di chi un lavoro oggi non lo ha più e, in caso di licenziamento, non lo rivedrà nemmeno con il binocolo.

Negli stessi minuti in cui i mezzi di soccorso corrono a sirene spiegate verso gli ospedali, una delegazione di lavoratori, di cui fa parte anche Emanuele Sozzo della Filcams Cgil, viene ricevuta in piazza Duomo dal vescovo, Domenico D’Ambrosio (nella foto, sotto). L’incontro, a porte chiuse, dura una ventina di minuti. Il pastore della comunità leccese assicura il suo impegno personale per sollecitare il presidente Antonio Gabellone a percorrere ogni via possibile per salvaguardare la dignità oltre che il lavoro. Non è un caso se tutti i vescovi salentini avevano già deciso nell’omelia pasquale di affrontare per primo, tra le molteplici emergenze del territorio, il tema del lavoro, quello che non c’è. Il faccia a faccia di oggi è certamente un argomento in più.

lavoratoriaxavescovo-2E’ venuta meno la copertura finanziaria per la convenzione tra Axa e la Provincia di Lecce per i servizi di portierato, manutenzione, front-office in musei, biblioteche e siti di interesse culturale: l’ente non corrisponde la fattura di circa 70mila euro al mese (più Iva) da gennaio, e l’azienda ha avviato le procedure per la mobilità. Nel disegno di ridimensionamento delle Province sono in 29 a pagare, per il momento, il prezzo più alto: la cultura non è più competenza di Palazzo dei Celestini e dunque non si può spendere nemmeno un centesimo. I tagli previsti dall’ultima legge di stabilità non lasciano poi scampo a scorciatoie contabili: così il settore finanziario dell’ente ha alzato le mani in segno di resa. D’altra parte c’è in sospeso anche un’altra questione, che riguarda le società partecipate e che potrebbe ugualmente precipitare.

Dura lex, sed lex, ma che paradosso: il 2015 è l’anno in cui Lecce – insieme a Cagliari, Perugia, Ravenna e Siena – è stata nominata Capitale italiana della cultura. Certo, l’amministrazione comunale in questa vicenda non ha responsabilità, va detto. Ma è una coincidenza beffarda che sollecita le istituzioni locali, tutte, a dare una risposta che va anche oltre questa vicenda: che siti di interesse culturale come San Francesco della Scarpa e la biblioteca Bernardini, entrambi nel complesso dell’ex convitto Palmieri, siano inaccessibili o aperti solo ad orario ridotto è una ferita per la città e non una questione privata dell’ente provinciale perché il capoluogo salentino potrebbe vivere di turismo e cultura - lo hanno capito anche le pietre - e invece annaspa in un orizzonte chiuso dall’interesse immediato dove annunci e spot fanno capolino come nubi in rapido dissolvimento. 

Aggiornamento: lavoratori tornano a casa.

Nel pomeriggio i due lavoratori, dopo tutti i controlli del caso sono stati dimessi e ora si trovano nelle rispettive abitazioni. Le loro condizioni, naturalmente, non consentono il prosieguo dello sciopero della fame. I colleghi mantengono invece lo stato di occupazione della sala giunta di Palazzo Adorno.

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