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Cronaca

Rifiuti, salute, politica: "Morte annunciata della popolazione salentina"

Il sostituto procuratore Elsa Valeria Mignone, ad un incontro con Asl e Comuni, imputa agli enti locali mancata vigilanza e talvolta complicità con interessi privati: "Situazione grave in metà provincia"

LECCE – Un applauso fragoroso, dopo un intervento appassionato e quasi liberatorio, che ha provocato la commozione della direttrice generale della Asl di Lecce, Silvana Melli, che per le sue origini tarantine conosce bene quanto può essere perverso il rapporto tra economia, ambiente e salute.

Il sostituto procuratore della Repubblica, Elsa Valeria Mignone, ha puntato l’indice contro la classe politica locale per la mancata vigilanza e talvolta la complicità con la logica del profitto che oggi tenta di scaricare sulla collettività i costi delle bonifiche di discariche e siti inquinanti: “Sono contenta che l’allarme della procura rimasto isolato per molti anni sia oramai condiviso dalla politica, ma dico anche che questo allarme è eccessivo perché non c’è nulla di nuovo: vi prego di essere oggi attenti come non siete stati negli ultimi 25 anni”.

Il riferimento è alla discarica di Burgesi, da settimane al centro del dibattito per la presenza nel percolato di policlorobifenili, sostanze cancerogene, che possono contaminare la falda e dunque innestarsi in un circuito che alimenta il fabbisogno idrico della popolazione. Per scongiurare questa eventualità, la Regione Puglia ha di recente incontrato più volte i sindaci dei comuni di Presicce, Acquarica del Capo e Ugento e sono allo studio misure di intervento rapido. Lo stesso governatore pugliese, Michele Emiliano, ha fatto un sopralluogo. Ma quello che si cerca di fare oggi, non poteva essere fatto prima? “La magistratura - ha ricordato Elsa Valeria Mignone - ha svolto un ruolo di supplenza. Già allora si poteva accertare che la discarica non era ben coltivata. Mi sembra strano che nel momento in cui si parla della caratterizzazione del sito e quindi dei costi, il problema passi sulla collettività”.

Parole sferzanti, forse sorprendenti per un pubblico di medici e studiosi, abituati alla prudenza dell’analisi scientifica, e di amministratori locali: del resto quelli intervenuti all’incontro organizzato dalla Asl di Lecce - dal titolo “Le autorità sanitarie a tutela della falda salentina” - sono molto sensibili al legame tra condizioni ambientali e salute e sono stati loro a sollecitare nei mesi scorsi l’attuazione di indagini più accurate e più estese di quelle previste per legge. L’obiettivo di un'azione finalmente congiunta è quello di verificare la qualità dell’acqua in un campione rappresentativo dei circa 13mila pozzi artesiani per uso non potabile denunciati (oltre ad un numero di pozzi abusivi che si presume della stessa entità) e l’azienda sanitaria da almeno un anno è impegnata in un serrato lavoro per recuperare il gap di conoscenze che esiste e di cui i magistrati sono ben consapevoli. “La gente muore di cancro e non possiamo capire il perché, le fonti inquinanti non sono censite” ha spiegato Elsa Valeria Mignone sul finire del suo intervento costellato da una serie di passaggi forti, tra i quali si staglia l’espressione “morte annunciata della popolazione salentina”.

Sia chiaro, ha detto infatti il magistrato, che non c’è solo il problema dell’impianto dismesso di Burgesi e non c’è solo la questione del Pcb, di cui tanto si parla da quando la presenza di 600 fusti interrati è stata indicata dall’imprenditore Gianluigi Rosafio che si è dichiarato testimone oculare della vicenda, essendosi occupato, secondo quanto dichiarato tra il 2014 e il 2015, del trasporto di quei contenitori. A dicembre la procura leccese ha escluso pubblicamente, in base all’esito delle verifiche condotte nell’ambito di procedimenti giudiziari già conclusi con condanne, lo stoccaggio di quei contenitori e anche oggi il sostituto procuratore specializzato in reati ambientali ha ricordato che la presenza del Pcb è nota dal 2000 e che l’unica cosa che conta adesso è la bonifica, di quel sito come di molti altri, ad esempio quelli individuati in un tratto del tracciato previsto per la nuova Ss 275 a proposito della quale ha raccontato: “I lavoratori impiegati nell’allestimento di un impianto fotovoltaico, per realizzare il quale l’azienda interessata si è fatta carico della bonifica, l’unica finora ottenuta, ci dicevano che dal suolo sentivano promanare calore perché i rifiuti generano gas”.

“Ogni sindaco – ha aggiunto - deve sapere cosa è stato fatto nel territorio di competenza con le discariche aperte con ordinanze contingibili e urgenti. Bisogna controllare, la situazione è grave in metà della nostra provincia, il nostro inquinamento è diffuso" ha detto con riferimento anche alle centrali a biomasse che vengono autorizzate con facilità ma che producono emissioni.

Per Elsa Valeria Mignone, insomma, che ha espresso grande apprezzamento per lo sforzo che la Asl sta facendo, è un’assunzione di responsabilità da parte dei vari livelli politici che governano i destini delle comunità quello che serve per invertire la rotta: “Si deve comprendere – questa la chiosa - se vogliamo garantirci la nostra bella vita di borghesi oggi o pensare a quella dei nostri figli e dei nostri nipoti”. Il magistrato – per sottolineare l’ampiezza della questione ambientale – ha accennato anche alla questione del cedimento della falesia, che non può essere risolto pensando di cementificare la costa con un maggiore carico urbanistico, ma anche a quella della depredazione delle oloturie (cetrioli di mare) nel mar Ionio, un disastro ambientale per rimediare al quale ci vorrà circa mezzo secolo considerata la delicata funzione di “spazzini” dei fondali.

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