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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Usura ed estorsione, giudizio abbreviato per i fratelli Caroppo

Saranno giudicati con con il rito abbreviato, il prossimo 22 marzo dinanzi al gup Antonia Martalò, i tre fratelli leccesi, Damiano, Massimo e Antonio Caroppo accusati di usura ed estorsione ai danni di sei imprenditori salentini

 

LECCE – Saranno giudicati con con il rito abbreviato, il prossimo 22 marzo dinanzi al gup Antonia Martalò, i tre fratelli leccesi, Damiano, Massimo e Antonio Caroppo (quest'ultimo residente però a Castrì) accusati dalla Procura di Lecce di aver taglieggiato almeno sei imprenditori salentini (tante sono le denunce depositate contro di loro), prestando soldi a usura, con l’aggravante delle estorsioni e delle minacce, nel caso in cui le presunte vittime non fossero riuscite a far fronte ai pagamenti. Soldi, secondo i carabinieri del nucleo investigativo di Lecce e il sostituto procuratore Alessio Coccioli della Dda, ceduti con tassi usurari del 120 per cento. I tre furono arrestati il 3 agosto scorso, attualmente due di loro si trovano ai domiciliari e uno ancora in carcere.

Per gli investigatori la vicenda avrebbe avuto inizio nel 2009. Le ipotesi di reato a carico dei tre imputati sono, oltre che di usura ed estorsione, di esercizio abusivo del credito, reato satellite, con l'aggravante delle modalità mafiose. I Caroppo sono ritenuti personaggi vicini agli ambienti della criminalità organizzata. Le indagini si sono avvalse d’intercettazioni e di pedinamenti, e sono partite dalla denuncia di un imprenditore del settore dell'edilizia stradale che, dopo aver ricevuto un primo prestito di 40mila euro, avrebbe dovuto restituire il mese successivo, a suo dire, oltre 44mila euro, finendo in un tunnel della disperazione.

Sulla scorta della prima denuncia, anche altre presunte vittime (due dello stesso settore, edilizia stradale, ma anche il titolare di un supermercato e due commercianti di autovetture nuove e usate) hanno iniziato a collaborare con la giustizia. Non potendo pagare gli interessi, i denunciati hanno spiegato ai carabinieri di essere stati minacciati.

Addirittura, in qualche caso, sarebbe stato chiesto alle presunte vittime di cedere i propri automezzi, del valore di decine di migliaia di euro, per poter poi saldare il debito. Durante le perquisizioni, fu trovata diversa documentazione ritenuta molto interessante sotto il profilo investigativo. Assegni, ma anche un appunto con l'elenco dei già citati mezzi, che sarebbero stati visionati dai fratelli, nel corso di un sopralluogo in un cantiere.

Sentiti nel corso dell’interrogatorio di garanzia, i tre fratelli confermarono di aver prestato denaro a imprenditori in difficoltà economica, evidenziando, però, di non aver mai preteso la restituzione delle somme con interessi e, soprattutto, escludendo qualsiasi minaccia o estorsione a loro carico. Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Luigi e Roberto Rella, e Giorgio Memmo.

I fratelli Caroppo a processo

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