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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Trepuzzi

Ritrovata alla periferia di Trepuzzi la Yaris usata dall'ergastolano per la fuga

Il veicolo era parcheggiato in periferia. Alcuni cittadini l'hanno segnalata alla polizia locale che ha verificato la rispondenza della targa. Sul posto si sono poi diretti i carabinieri. Il veicolo era stato rapinato da Fabio Antonio Perrone a una donna per uscire dal "Fazzi" dopo la sparatoria

TREPUZZI – Da quanto tempo fosse lì, non si sa. Forse da sabato mattina, forse addirittura da venerdì, il giorno della fuga. Così riferiscono alcune testimonianze, inevitabilmente confuse. Difficile prestare attenzione a un’auto qualunque, regolarmente parcheggiata accanto a un marciapiede, almeno fin quando, trascorso qualche giorno e vedendola sempre immobile, non sorga qualche sospetto. Ed ecco la richiesta d’intervento alla polizia locale, la visione della targa, il fondato sospetto che fosse quella ricercata (le cifre erano anche state diramate nei giorni scorsi), la chiamata ai carabinieri della stazione di locale, la conferma definitiva.

Le indagini ripartono dunque dalla periferia del paese in cui è cresciuto. E’ a Trepuzzi, in via Campania, che è stata ritrovata questa sera la Toyota Yaris usata da Fabio Antonio Perrone, il 42enne condannato all’ergastolo per l’assassinio del montenegrino Fatmir Makovic e del tentato omicidio del figlio di quest’ultimo, fatti avvenuti lo scorso anno. E ora anche artefice di un’evasione da film, avvenuta la mattina del 6 novembre durante un trasporto presso l’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce dal carcere di Borgo San Nicola per una visita specialistica. Tre feriti, fra cui un agente della polizia penitenziaria che componeva la scorta.

Nel giro di pochi istanti la notizia del ritrovamento ha varcato i confini del paese. La fuga di Perrone ha fatto storia in Italia e non solo. E’ ormai uno dei casi principali a livello nazionale. Ma resta un puzzle ancora tutto da ricomporre, tassello dopo tassello: spostamenti, eventuali fiancheggiatori, nascondigli, nella sua lotta disperata per diventare un fantasma, braccato da un imponente dispiegamento.

Sul posto si sono fiondati in massa carabinieri del Nucleo investigativo e della scientifica, polizia penitenziaria, e squadra mobile: tutti gli esponenti delle forze coordinate dalla Procura di Lecce che stanno cercando in lungo e in largo per la regione il pericoloso evaso.

Perrone, dunque, subito dopo avere preso con la forza quell’auto, potrebbe essersi immediatamente recato a Trepuzzi per cercare il sostegno di vecchie amicizie. E’ una delle piste, tutte ovviamente ancora in embrione. Non è da escludere nemmeno che sia arrivato in quel luogo, una stradina seminascosta e poco battuta che corre parallela a via Surbo, con qualcun altro a bordo. O persino che l’auto sia stata abbandonata lì da altri individui, come tentivio di depistaggio rispetto al vero luogo in cui Perrone è nascosto.

Ma se pure qualcuno l'abbia aiutato, a chi potrebbe corrispondere questa figura? Di certo, a quella di un soggetto che deve essersi mosso molto con molta rapidità, indipendentemente che vi fosse un piano studiato nei dettagli o che sia stato tutto frutto dell’improvvisazione. E questo nella consapevolezza che qualunque persona abbia mai ruotato attorno all’evaso e avuto in passato una frequentazione di qualche importanza con lui, nel giro di poche ore sarebbe finito inevitabilmente per essere osservato con molta attenzione nei propri spostamenti.

Ogni interrogativo troverà forse una risposta nei prossimi giorni, perché in parallelo al sequestro dell’auto, che la scientifica sottoporrà a minuziosi rilievi in cerca di ogni traccia utile, si sta già provvedendo a setacciare ogni videocamere funzionante del paese, nella speranza che abbia immortalato il passaggio della Yaris. Furono proprio le videocamere, in quel caso collocate all’ingresso e dentro Brindisi, a incastrare il copertinese Giovanni Vantaggiato, l’uomo condannato per la strage della scuola “Morvillo Falcone”, immortalando i passaggi di due diverse vetture in uso a lui nei giorni dei preparativi e in quello dell’attentato.

L'auto era nel paese dell'evaso

IMG-20151106-WA0041-5LA ROCAMBOLESCA EVASIONE

La cronaca della fuga è ormai ben nota, almeno nelle fasi cruciali. A metà mattina di venerdì 6 novembre, Perrone era stato trasportato sotto scorta di due agenti della penitenziaria (altri due erano impegnati con un secondo detenuto) nel reparto di Chirurgia endoscopica del “Vito Fazzi” dov’era prevista una colonscopia. Ma, una volta sfilategli le manette, con una mossa repentina, era stato in grado di strappare la pistola d’ordinanza dalla fondina di uno degli agenti, ingaggiando un cruento conflitto a fuoco, culminato con il grave ferimento di uno dei due a una gamba e con un proiettile che aveva colpito di striscio anche un anziano recatosi nel nosocomio in visita a un parente.

Sceso dal terzo piano a quelli inferiori direttamente con la rampa di scale e uscito dal pronto soccorso, inseguito dall’agente di polizia del posto fisso e da un vigilante della Securpol Security, era poi riuscito a rapinare la Yaris a una donna che si trovava nel parcheggio alle spalle del plesso, fuggendo a tutto gas e investendo di striscio anche un’altra guardia giurata davanti all'ingresso.

Quell’auto era stata vista l’ultima volta in tangenziale, dopodiché si erano perse le tracce. Una notizia, poi subito smentita, aveva voluto che fosse stata ritrovata nella marina di Casalabate poco dopo la fuga. In realtà, eccola spuntare ora a Trepuzzi. Casalabate, però, non è una località da sottovalutare. Già quando era ricercato per l’assassinio del montenegrino, avvenuto il 29 marzo del 2014 in un bar, Perrone aveva trovato rifugio in quella località.

Una curiosità: via Campania è molto distante dall’ultimo appartamento in cui Perrone ha vissuto, dentro Trepuzzi. Questo si trova dalla parte opposta del paese, curiosamente a breve distanza dalla caserma dei carabinieri di via Giovanni Paolo XIII, la strada che porta a Squinzano. Davvero difficile pensare che possa essere passato anche da lì, in una fuga che resta ancor più temeraria se si pensa che, non sapendo forse davvero dove dirigersi, potrebbe aver pensato che l’unico posto dove ritrovare la bussola potesse essere comunque proprio Trepuzzi.

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