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Cronaca

"Sacro Cuore", droga per i vip: riviste le pene, per molti cadono accuse

Diversi casi di assoluzione, in altri è stata rideterminata la pena nel processo d'appello che s'è svolto nei giorni scorsi. Confermate come da primo grado le sentenze di Domenico Tunno, 27enne e Andrea Santese, magliese, 38enne. L'operazione fu porta a termine dai carabinieri

LECCE – Nei giorni scorsi i giudici della Corte d’Appello di Lecce (presidente Nicola Lariccia) hanno rideterminato le pene inflitte in primo per diversi imputati nell’operazione “Sacro Cuore”, chiusa con svariati arresti nel febbraio del 2013 dai carabinieri della compagnia di Maglie, all’epoca comandati dal maggiore (oggi colonnello e di stanza ad Agrigento) Andrea Azzolini.

Sono cadute le accuse a carico di Mattia Fraioli, 22enne di Maglie. Il giovane è stato assolto per non aver commesso il fatto. In primo grado era stato condannato a un anno e due mesi.

Pasquale Montefusco, 25enne di Muro Leccese, è stato assolto per non aver commesso il fatto per associazione per delinquere finalizzata allo spaccio, ma anche per traffico di droga (reato continuato), perché il fatto non sussiste. In primo grado era stato condannato a cinque anni. Nel suo caso è stata ordinata la scarcerazione.  

Vito Manta, 42enne originario di Brindisi, ha avuto uno sconto. E’ stato assolto per non aver commesso il fatto per associazione e perché il fatto non sussiste in merito a un episodio di cessione del 13 dicembre 2011. Per gli episodi residui la pena è stata rideterminata in quattro anni otto mesi e 22mila euro di multa, rispetto agli originari sette anni e quattro mesi.

Giorgio Piccinno, detto “Bambi”, magliese 26enne, e Diego Gabrieli, magliese 27enne, sono stati assolti per non aver commesso il fatto per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. Entrambi erano stati condannati in primo grado a cinque anni. Per il residuo reato ascrittogli, la sanzione è stata rivista in un anno di reclusione e 3mila euro di multa. In entrambi i casi è stata eliminata la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Nel solo caso di Gabrieli, la condanna è stata inflitta con pena sospesa e senza menzione, con immediata scarcerazione.

Michele Iodice, 33enne di Maglie, previo riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche, è stato condannato a cinque anni, un mese e dieci giorni di reclusione rispetto ai sette anni e due mesi inflittigli in primo grado.

Pena ridotta, ma di poco, anche per Melanie De Donno, 23enne (contitolare del “Bar Gemelli”), a quattro anni e dieci mesi rispetto ai cinque iniziali. Nel suo caso, però, come per i già citati Manta e Iodice, la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici è stata sostituita con quella temporanea di cinque anni. Manta e Iodice, inoltre, hanno visto ridursi il espatrio e il ritiro della patente a un anno.

Confermata nel resto la sentenza di primo grado a carico di Domenico Tunno, 27enne di Maglie (cinque anni) e Andrea Santese, magliese, 38enne, gestore del “Bar Gemelli” (otto anni). Anche per Tunno come per altri, però, l’interdizione dai pubblici uffici non sarà perpetua, ma di cinque anni.

Secondo i carabinieri, nell’hinterland di Maglie era stato allestito un fiorente bazar della droga, con rifornimenti anche per clientela vip, composta da professionisti e commercianti della zona. L’indagine nacque da un altro reato, un furto da 30mila euro di arredi sacri nella chiesa magliese da cui trae spunto il nome dell’operazione. Dal ritrovamento della refurtiva e dall’arresto di chi aveva commesso quella sottrazione, si risalì a un altro filone, quello degli stupefacenti.

Da un calcolo approssimativo desunto dai contatti giornalieri, i militari sostennero che almeno un chilogrammo di cocaina venisse smerciato, ogni mese, nel centro di Maglie, proprio nei pressi del “Bar  Gemelli”, attività che era stata rilevata da Santese e dalla sua compagna, Melanie De Donno. Fra i dfensori degli imputati, gli avvocati Luigi e Roberto Rella e Luigi e Arcangerlo Corvaglia.
 

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