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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

"Sacro Cuore", in abbreviato accusa chiede cinque anni per Salvatore De Donno

E’ stato discusso oggi il giudizio abbreviato per Salvatore De Donno, coinvolto nell’ambito dell’operazione “Sacro Cuore”. La posizione di De Donno è tornato dinanzi a un giudice dopo un precedente patteggiamento che la Cassazione aveva annullato con rinvio per motivi tecnici

LECCE – E’ stato discusso oggi, dinanzi al gup Annalisa De Benedictis, il giudizio con rito abbreviato per Salvatore De Donno, conosciuto come “Gnefu”, 26enne, una delle persone coinvolte nell’ambito dell’operazione denominata “Sacro Cuore”. La posizione di De Donno è tornata dinanzi a un giudice dopo un precedente patteggiamento che la Cassazione aveva annullato con rinvio per motivi tecnici.

Il pubblico ministero Paola Guglielmi ha chiesto una condanna a cinque anni di reclusione (partendo da una base di dieci anni, meno un terzo della pena per la scelta del rito e le attenuanti generiche). Nel corso dell’udienza ha discusso anche il legale dell’imputato, l’avvocato Dimitry Conte, che ha evidenziato come al suo assistito non possa essere contestata l’associazione. De Donno, secondo l’ipotesi accusatoria, era a capo di uno dei due presunti gruppi dediti allo spaccio di sostanze stupefacenti. Due dei quattro presunti componenti, però, sono già stati assolti, circostanza che fa dunque cadere l’ipotesi associativa.

Le indagini sono partite dal furto avvenuto nell’omonima chiesa del magliese. L’attività investigativa dei carabinieri, coordinati all’epoca dal colonnello Andrea Azzolini, portò al ritrovamento della refurtiva e all’arresto di Pantaleo Esposito, Luigi Polimeno, Luigi e Stefano De Iaco. Furono undici, invece, le ordinanze di custodia cautelare (ventuno complessivamente gli indagati) eseguite nei confronti di altrettanti individui, ritenuti responsabili dello smercio di cocaina e marijuana. Nel corso del blitz furono sequestrati 40 grammi di cocaina, per un valore di circa 4mila euro e di ulteriori 160 di marijuana. Secondo l’ipotesi accusatoria l’organizzazione, diramata tra i comuni del comprensorio magliese, faceva capo alla figura di Andrea Santese, 36enne condannato in primo grado a otto anni. 

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