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Cronaca Litorale / Lungomare Cristoforo Colombo

Fradici e stremati, dal gommone sbarcano di notte oltre trenta migranti

Gli scafisti sono fuggiti, lasciandoli nell'acqua gelida. Nel gruppo, curdi provenienti da Iran e Iraq, fra cui una famiglia con due bimbi. Dieci in ipotermia, due ricoverati. Sono approdati a San Cataldo dall'Albania

LECCE – Avevano fretta di ripartire, gli scafisti, e molta, governati dal timore di incrociare qualche motovedetta. E quando il gommone era ormai prossimo alla costa leccese, raggiunta di soppiatto nel cuore della notte, deve essere arrivato l’ordine, brusco: giù, tutti in mare.

Gli oltre trenta migranti a bordo, fra cui due bambini di appena 5 e 9 anni, sono così stati costretti a calarsi nell’acqua gelida di gennaio. I piedi toccavano il fondo sabbioso, certo, ma quanto deve essere stato faticoso sfidare gli ultimi metri prima di raggiungere la riva, con gli abiti completamente fradici, freddi e pesanti, incollati addosso, e il cuore in gola per la corsa frenata dall’attrito con l’acqua.

Quando qualche tempo dopo, attorno alle 2, i soccorritori li hanno rintracciati, una decina di loro erano in serio stato d’ipotermia. Una delle due donne del gruppo, così come un ragazzo, anche doloranti. Sono stati costretti al ricovero per accertamenti, fra l’altro, a causa di sospette lussazioni.

Lo sbarco avvenuto a San Cataldo

Lo sbarco di migranti è avvenuto, questa volta, a San Cataldo. Erano trentatré in tutto, tutti di etnia curda, provenienti da Iran e Iraq. Fra loro, anche un intero nucleo familiare e alcuni minori non accompagnati. Alcuni passanti li hanno notati aggirarsi un po’ spersi nella marina di Lecce, e hanno chiamato il 113.

Sul posto, oltre alle volanti di polizia, attivati dalla prefettura sono arrivati così anche i volontari del comitato di Lecce della Croce rossa italiana. La guardia costiera, invece, ha inviato una motovedetta sul tratto di litorale coinvolto dallo sbarco, soprattutto per setacciare lo specchio d’acqua e sincerarsi che non vi fossero eventuali vittime, persone rimaste in mare.  

All’arrivo dei soccorritori via terra, i migranti si erano divisi in due gruppi. Alcuni si erano già incamminati in direzione di Lecce. Sono stati rintracciati nei pressi del cavalcavia che permette di svoltare sulla provinciale 366, che volge verso la riserva de Le Cesine. Altri, erano ancora fermi all’incrocio fra viale Cristoforo Colombo e via Marco Polo, proprio nei pressi del ristorante Al Pescatore.

Il viaggio durato una settimana

Tutti hanno ricevuto il kit di prima accoglienza. I due fratellini curdo-iracheni hanno poi trovato riparo, al caldo, in una delle volanti di polizia e qui si sono addormentati, stremati. Un’immagine che ha intenerito i cuori di tutti. A parte i due portati in ospedale per accertamenti, gli altri sono stati inviati nel centro "Don Tonino Bello" di Otranto.

Stando ai primi racconti resi agli operatori, il viaggio complessivo è durato una settimana e sembra che questa volta il punto di partenza verso l’Italia siano state le coste albanesi. La scelta di approdare a San Cataldo, che è proprio di fronte a Valona, sembrerebbe confermarlo. Gli ultimi sbarchi di migranti prima di quello odierno, fra l’altro, erano tutti avvenuti nel Capo di Leuca, con partenze, in effetti, da isole greche.

Certo, la marina di Lecce non è nuova al fenomeno. Negli anni, anche se sporadicamente, è stata già altre volte scelta come punto di sbarco dai trafficanti di vite umane. Interessa però ora capire se, dopo l’operazione “Sestante” di metà dicembre, con un duro colpo inferto dalla guardia di finanza a un’organizzazione transnazionale italo-greca, non si stiano iniziando a rimodellare gli assetti, scegliendo anche nuove aree di partenza. Di sicuro, il flusso migratorio proveniente dall’area mediorientale, nell’attuale scenario particolarmente destabilizzato, non si fermerà.   

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