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Cronaca

Violenze nel "Regina Pacis": inammissibili i ricorsi, definitiva condanna per don Cesare

La sentenza dei giudici della seconda sezione della Corte di Cassazione chiude per sempre un'epoca buia. Con il sacerdote, che da anni si trova in Moldavia, sono definitive le sentenze anche per Giuseppe Lodeserto e Natalia Vieru. Nel centro si sarebbe respirato un clima di assoluta tensione

ROMA – Una sentenza che chiude un’epoca buia, che non lascia più margini. Il dispositivo ancora non è noto, ma è certo che i giudici della seconda sezione della Corte di Cassazione hanno ritenuto ieri inammissibili tutti i ricorsi nel caso che verteva sulle violenze perpetrate all’interno dell’ormai ex Cpt “Regina Pacis” di San Foca, marina di Melendugno di Lecce.

Diventa definitiva, dunque, la condanna a carico di don Cesare Lodeserto, sacerdote leccese implicato in diversi filoni d’inchiesta sulla gestione del centro di permanenza temporaneo, oggi ribattezzato “ecomostro” da chi ne vorrebbe l’abbattimento, per cancellarne per sempre il ricordo dalla faccia della terra.

Don Cesare, dai primi del 2008, si trova in Moldavia, a gestire la fondazione “Regina Pacis” di Chisinau. Si accomiatò dal Salento, alla presenza dall’ormai defunto arcivescovo Cosmo Francesco Ruppi, il 22 dicembre del 2007, nel corso di una celebrazione all’interno della chiesa di San Guido, in via Oslavia, passata alle cronache per via dell’irruzione di un gruppo di giovani anarchici in protesta proprio per via dei fatti che si sarebbero consumati a San Foca.

Come per la discussa figura di don Cesare, è quindi definitiva anche la condanna per altre due persone che in quel centro hanno operato: un suo parente, Giuseppe Lodeserto, e Natalia Vieru.

In appello, il 4 luglio del 2012, per il sacerdote e direttore del centro, fu confermata la condanna a cinque anni e quattro mesi, più l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Per Giuseppe Lodeserto, invece, tre anni e due mesi, più interdizione per cinque anni, e per Natalia Vieru due anni e otto mesi. Tutto confermato, dunque. Disposto anche il risarcimento danni per le parti civili.  

Don Cesare Lodeserto in tribunale-4 (1)-2Don Cesare Lodeserto diresse il centro di San Foca fino al marzo del 2005. In questa specifica vicenda, i reati ipotizzati erano di calunnia, violenza, minacce ed estorsione nei confronti di alcune donne rumene e moldave, già ospiti del Centro. Nell’ambito della stessa inchiesta, l’11 marzo del 2005, fu arrestato a Mantova con l’accusa di violenza privata e sequestro di persona.

Un vero clima di terrore, secondo i testimoni e le parti offese, si sarebbe respirato all'interno. Chiunque si fosse opposto sarebbe stato colpito in vari modi. Ad esempio, chi si ribellava o si rifiutava di recarsi al lavoro, magari perché non in condizione di farlo, avrebbe subito minacce e offese. A diverse persone sarebbe perfino stato impedito in più occasioni di uscire dal “Regina Pacis”, anche per lunghi periodi, con tanto di “sequestro” dei passaporti e arrivando a stracciare i permessi di soggiorno.

Gli imputati erano difesi dagli avvocati Fritz Massa, Emilio Ricci e Luigi Rella. Le parti civili da Francesco Calabro, Marcello Petrelli, Maurizio Scardia.  

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