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Cronaca

Favoreggiamento immigrazione: scafisti condannati a un risarcimento milionario

Pesante sanzione pecuniaria, di 520mila euro, oltre ad una condanna a 3 anni e 6 mesi per due uomini di nazionalità albanese, arrestati il 2 novembre scorso dalle fiamme gialle dopo aver lasciato sulla costa di Marina di Novaglie 46 migranti

LECCE – Dovranno, o forse è più logico dire dovrebbero, risarcire lo Stato italiano con centinaia di migliaia di euro di multa (per la precisione 520mila). No, non si tratta (come sarebbe logico supporre) di grandi truffatori o evasori milionari, ma più semplicemente di due scafisti albanesi. L'ultimo ingranaggio di quella grande macchina del crimine internazionale che ha nel traffico di esseri umani la sua principale fonte di guadagno.

Quella di Dine Bejo, di anni 38 e Mecaj Fatmir, di anni 42, entrambi di Valona, è la storia di due moderni “Caronte”, accusati di aver sbarcato sulle nostre coste 46 cittadini extracomunitari di varie nazionalità. Storie di uomini di mare, facce bruciate dal sole e dal sale, sguardo impassibile, abituati a sfidare la vita e soprattutto la morte. Bejo e Fatmir più che criminali sono marinai, gente che ha imparato che il mare sa regalare e sa prendersi tutto. Anche la libertà, come nel loro caso. La storia di Dine Bejo e Mecaj Fatmir si è conclusa con una patteggiamento a 3 anni e sei mesi di reclusione per il reato di favoreggiamento pluriaggravato dell'immigrazione clandestina. I due sono assistiti dagli avvocati Cosimo Rampino e Luigi Rella, che hanno concordato la pena con il sostituto procuratore Guglielmo Cataldi. La sentenza è stata emessa dal gip Antonia Martalò.

La loro vicenda giudiziaria inizia il 2 novembre del 2013. Una stagione calda sotto il profilo della lotta e del contrasto all'immigrazione clandestina, con centinaia di migranti che hanno ricominciato a cercare approdo sulle coste salentine in cerca di speranza e del miraggio di una vita migliore. Le fiamme gialle, coordinate dal colonnello Vincenzo Di Rella, erano impegnate nel pattugliamento marittimo del Canale d'Otranto e del basso Jonio. I finanzieri intercettarono un gommone sospetto che navigava verso la Puglia.

Alle 3.20 circa, a poco più di un miglio al largo di Marina di Novaglie, la vedetta intercettò il gommone diretto a forte velocità e a luci spente verso la costa, con a bordo numerosi migranti. Per salvaguardare la prioritaria incolumità dei migranti, il natante non fu immediatamente attaccato ma monitorato dai finanzieri sino all’arrivo sulla costa. I due scafisti, giunti in prossimità di Marina di Novaglie sbarcarono il carico di migranti, poi, accortisi della presenza dell’unità navale delle fiamme gialle, tentarono di riprendere il largo a forte velocità, con manovre pericolose e con l'obiettivo di sottrarsi alla cattura. Il breve inseguimento si concluse poco dopo, con la vedetta delle fiamme gialle che riuscì a bloccare la corsa del potente gommone, traendo in arresto i due scafisti di Valona.

Quella sulle nostre coste fu l'ultima tappa di un viaggio lungo quasi due anni attraverso paesi devastati da guerre e miseria, custodi di civiltà e culture millenarie. Un viaggio pagato con i risparmi di una vita (circa settemila euro) attraverso luoghi e genti diverse, sognando di poter raggiungere la speranza di una vita migliore, di un qualcosa in più per la propria esistenza. La loro è la storia di tanti migranti (clandestini per le leggi italiane) sbarcati sulle nostre coste spinti dalla possibilità di poter accarezzare il paradiso dell'Europa democratica e civile, di un'Italia benestante e piena di lavoro, di sogni che ben presto diventano illusioni. Migliaia di chilometri percorsi con la curiosità e la voglia di scoprire, incantati dinanzi a spazi troppo grandi anche solo da immaginare. Un viaggio a ritroso nel tempo, lungo la strada dei caravanserragli e dei grandi mercanti, ripercorrendo l'antica "Via della seta". Per i migranti si erano aperte le porte del Cara (il Centro di accoglienza richiedenti asilo), per i due scafisti quelle del carcere di Borgo San Nicola.

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