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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

"Pubblicità sessista". Adoc chiede regole contro la mercificazione del corpo

Un sedere femminile e un testo di due parole che parla di ispirazione. Il messaggio di un'azienda di arredamenti è finito sul bando degli imputati. Adoc chiede alle amministrazioni comunali una regolamentazione, come avviene in altre realtà italiane

LECCE – Un sedere in primo piano, tante le proteste. L’accusa è di pubblicità sessista per un manifesto di un’azienda di arredamenti che campeggia con grande evidenza a Lecce e Brindisi, accompagnato dallo slogan “get inspired”.

L’associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori (Adoc) si è rivolta direttamente ai primi cittadini, Perrone e Consales, perché le amministrazioni si facciano parte attiva per un codice di autoregolamentazione, sulla scorte dell’esempio di altre città. Inoltre pubblica è la richiesta alla ditta di ritirare i manifesti che, a Lecce, sono stati affissi sulle plance gestite da soggetti privati.

“Il problema non è nuovo – si legge nel comunicato di Adoc -: purtroppo il sessismo e la pubblicità hanno spesso incrociato le loro strade, contribuendo non poco al degrado culturale delle nostre città e del nostro Paese”.

Del resto basta fare una semplice ricerca sui motori di ricerca per fare incetta di riscontri. Di recente molto clamore lo ha suscitato un manifesto diffuso sul web da una gelateria di Ravenna: una ragazza, di cui si scorge parte del profilo, che lecca un gelato e, di fianco, la scritta “noi lo facciamo tutti i giorni”.

E’ evidente che i pubblicitari sanno bene dove andare a parare:  anche quando se ne parla male il messaggio raggiunge comunque una platea di persone. Di certo l’indignazione viene messa in conto e ignorata. Alcuni comuni italiani hanno deciso di dotarsi di alcune norme e nel marzo del 2014 a Roma è stato firmato un protocollo d'intesa tra l'Anci e l'Istituto per l'autoregolamentazione pubblicitaria. A Milano ad esempio è stato richiesto e ottenuto nel giugno del 2014 il ritiro di una pubblicità affissa su tram e bus che metteva in relazione una bibita con il sedere di una giovane donna. Una caso praticamente molto simile a quello salentino.

Secondo Adoc “se le aziende non sono ancora convinte che a ciò vada detto basta, lo sono i consumatori, e non solo quelli che hanno contattato Adoc di Lecce e di Brindisi per segnalare i manifesti, ma tutti i cittadini che credono nel rispetto dell'identità di genere, nella parità e cercano di contrastare una visione degradante del corpo della donna, solo funzionalizzato ad aumentare i profitti delle aziende”.

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