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Cronaca Tricase

Senza patente, raggiunge casa di lei nonostante il divieto e finisce in carcere, poi ai domiciliari

Nei guai è finito il 36enne che lo scorso 31 agosto tenne prigioniera la moglie che aveva appena partorito, minacciandola con un coltello, nell’ospedale di Tricase. Fissato per il 22 giugno l’inizio del processo

TRICASE - Era stato fermato per un controllo stradale, ma viaggiava senza patente. Per rimediare ha proposto di accompagnare i carabinieri nell’abitazione dove avrebbe potuto recuperare ed esibire il documento dimenticato. Peccato che, giunti sul posto, sia apparsa proprio la moglie dalla quale avrebbe dovuto tenersi alla larga. A imporglielo era stato il giudice, come avrebbero rivelato i successivi accertamenti.

Quell’automobilista non era che una vecchia conoscenza per gli uomini dell’Arma. In lui, i militari erano incappati per la prima volta la mattina del 31 agosto, quando guidati dal comandante Alessandro Riglietti, giunsero nell’ospedale di Tricase per liberare la signora, che aveva partorito il giorno prima, e che teneva in ostaggio con un coltello.

Per questa vicenda, l’uomo, un professionista 36enne di origini marocchine, finì dietro le sbarre, poi ottenne i domiciliari a Capo Rizzuto (in provincia di Crotone) e infine il divieto di avvicinamento alla vittima, aggravato con la detenzione in carcere, proprio a causa dell’ultima violazione.

L’inasprimento della misura, alleggerita nei giorni scorsi in quella dei domiciliari, era stato disposto dal giudice della prima sezione penale Alessandra Sermarini, dinanzi al quale il 22 giugno si celebrerà la prima udienza del processo nel quale l’uomo, assistito dall’avvocato Carlo Caracuta, risponderà di sequestro di persona, violenza privata e resistenza a pubblico ufficiale.

Durante l’interrogatorio, l’indagato si scusò davanti al gip Simona Panzera, spiegando di aver seminato il panico perché era sotto l’effetto di sostanze stupefacenti e che non aveva alcuna intenzione di fare del male alla consorte. Nei mesi successivi, il gip accolse la richiesta avanzata dal pubblico ministero Alberto Santacatterina, di mandare direttamente a giudizio il 36enne, saltando così il passaggio dell’udienza preliminare.

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