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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Nardò

Sequestrati tutti i beni dello zio accusato di violenza sessuale sulla nipotina

L’istanza è stata presentata dall’avvocato Massimo Zecca per conto della madre di una bimba, presunta vittima di attenzioni morbose da parte del parente, 74enne residente nel neretino. In caso di condanna, rischiano il pignoramento per saldare i danni quattro immobili e quote di altri

NARDO’ – Il Tribunale di Lecce ha disposto il sequestro conservativo dei beni di proprietà di P.N., 74enne che risiede nei dintorni di Nardò, accusato di aver molestato in due occasioni una nipotina che, all’epoca dei fatti aveva meno di dieci anni. Quei beni serviranno a ristorare i danni, per centinaia di migliaia di euro, qualora il procedimento si dovesse concludere con una condanna.

L’istanza è stata presentata dall’avvocato Massimo Zecca per conto della madre della bimba, presunta vittima di attenzioni morbose da parte del parente di sponda paterna. L’atto è stato firmato dal presidente della prima sezione collegiale di Lecce, il giudice Gabriele Perna, davanti al quale si sta tenendo il processo, aggiornato al 16 gennaio. Si tratta di quattro immobili e di quote di altri tre, che quindi ora sono bloccati fino al termine del procedimento. 

Il documento è stato notificato, oltre che all’imputato, difeso dall’avvocato Giuseppe Bonsegna, anche al padre della bimba, rappresentato dall’avvocato Francesco Vergine, anch’egli parte lesa al processo, e al pubblico ministero Carmen Ruggiero, che nella prossima udienza porterà in aula i suoi testimoni.

Fu la madre a far emergere il problema, dopo aver intercettato il disagio della bimba. Nel giugno del 2001 l’uomo avrebbe colto la nipote di sorpresa, abbracciandola con forza e tastandola nelle parti intime, nonostante i tentativi di opporsi. Il secondo episodio risale all’agosto dello stesso anno. Ancora una volta l’uomo avrebbe stretto con forza la nipotina, tenendole fermo il polso e obbligandola quindi a palpeggiarlo in basso.

Entrambi i fatti sarebbero avvenuti in ambienti di pertinenza dell’abitazione dello zio, in una marina di Nardò. A compromettere il quadro indiziario dell’imputato, il fatto che nel 2005 è già finito sotto processo per casi analoghi, con una condanna a un anno di reclusione. Inoltre, nella sua perizia, il consulente tecnico d’ufficio incaricato di vagliare l’attendibilità delle accuse, all’atto dell’ascolto ha definito la bimba “estremamente lucida, chiara, precisa, logica, dettagliata”. L'imputazione è di violenza sessuale aggravata. 

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